Quali sono gli host a cui sarà prelevata automaticamente la cedolare secca al 21%

In che circostanza l'host che utilizza la piattaforma per gli affitti brevi dovrà essere tassato, in seguito alla legge italiana sul tema

02/01/2024 di Gianmichele Laino

È arrivato il tempo della cedolare secca anche per gli host di Airbnb (e di tutte le piattaforme di intermediazione per quanto riguarda gli affitti brevi). La società, infatti, ha comunicato che – a partire dal 2024, come ampiamente previsto e come avevamo scritto anche noi – verrà applicata la cedolare secca al 21% (in alcuni casi, come vedremo successivamente nel nostro approfondimento, anche al 26%). Tuttavia, occorre fare subito una distinzione e capire chi sono gli host che sono direttamente interessati da questa modifica, intervenuta in seguito a un recente intervento legislativo delle istituzioni italiane e che ha comportato anche un effettivo saldo del pregresso (per il periodo compreso tra il 2017 e il 2021) a carico completamente di Airbnb. Ma chi sono gli host Airbnb con cedolare secca?

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Host Airbnb con cedolare secca: come orientarsi

Quando l’host esercita una attività che non può considerarsi imprenditoriale e quando questa attività di ospitalità riguarda l’immobile di proprietà (e non una seconda casa), allora si entra nel regime della cedolare secca. La locazione deve essere breve (e per breve si intende inferiore ai 30 giorni), l’host non deve essere dotato di partita IVA e, inoltre, gli alloggi messi a disposizione devono essere in numero inferiore a cinque.

L’Agenzia delle Entrate ha riconosciuto, di fatto, che un’attività di questo tipo non può essere considerata di natura imprenditoriale e che, quindi, non sia necessaria una partita IVA. Il fisco italiano, infatti, ritiene che per affitti brevi di un numero limitato di locali non sia necessario mettere in piedi una macchina organizzativa tale da incidere sulle attività prevalenti dell’host stesso: quest’ultimo, infatti, non somministrerà alimenti, non avrà incombenze tali da affidarsi a esterni per operazioni di pulizia (ad esempio) o di riordino dei locali affittati, non offrirà dei servizi tipici del settore alberghiero.

Soltanto nei casi in cui queste attività dovessero richiedere una forma diversa di organizzazione, allora potrebbero ricadere nell’ambito dell’imprenditorialità. Tuttavia, non si escludono ulteriori interventi del legislatore in materia, volti a chiarire – in maniera ancora più specifica – quali possano essere considerati confini precisi di un’attività di ospitalità professionale. Per ora, la fornitura di biancheria e la pulizia dei locali sono da considerare attività integranti alla locazione e non attività legate al settore dell’ospitalità. Per questo motivo, dunque, il regime è quello della cedolare secca e non quello dell’attività imprenditoriale che, al contrario, dovrebbe prevedere l’apertura di una partita IVA.

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