Può bastare un codice di condotta per evitare gli abusi dell’AI?

L'Hiroshima AI Process indica 11 linee guida che gli sviluppatori dovrebbero seguire. Il tutto alla vigilia della Presidenza italiana del G7 che si concentrerà proprio sull'intelligenza artificiale

04/11/2023 di Redazione Giornalettismo

Gli ultimi mesi di G7 guidato dal Giappone hanno portato alla stesura di un codice di condotta rinominato Hiroshima AI Process. Si tratta di undici punti – linee guida – fondamentali rivolti agli sviluppatori di prodotti basati sull’intelligenza artificiale, affinché la creazione di questi strumenti segua dei princìpi ben definiti a livello di etica e responsabilità. Si tratta del primo passo con vista sul 2024, anno in cui toccherà all’Italia guidare il forum intergovernativo composto dai sette maggiori Stati economicamente avanzati del mondo.

Hiroshima AI Process, il codice di condotta del G7 sull’AI

Perché il G7 del prossimo anno avrà un focus specifico (ma non unico) proprio sul tema dell’intelligenzaa rtificiale. Il nostro Paese sarà chiamato alla Presidenza (non per scelta, ma per “naturale” rotazione) proprio in una fase storica in cui il progresso tecnologico e digitale sembra aver bisogno di regole ferree per provare a frenare eventuali e possibili abusi, con annessi rischi sociali ed economici. Non è un caso, infatti, che l’esecutivo Meloni si sia prodigato (negli ultimi giorni) a dare vita a due Comitati: il primo sugli algoritmi per studiare i possibili rischi dell’AI sul mondo dell’editoria; il secondo incentrato – in linea generale – proprio sull’intelligenza artificiale.

Eppure l’Italia è ancora indietro nel suo lungo percorso della trasformazione digitale. Il Piano banda ultra-larga procede ancora a rilento, la connettività nelle scuole è ancora un miraggio e la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione è ancora lontana dal diventare totale. Eppure qualcosa si muove. In attesa di scoprire cosa nascerà sotto la guida italiana, anche l’ONU ha deciso di dare vita a una commissione di esperti sull’AI. E tra i rappresentanti c’è anche l’Italiano Paolo Benanti.

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