Perché se cercate #hangingchallenge su TikTok non troverete sfide di soffocamento

Con una postilla sulle regole di TikTok in questi casi

21/01/2021 di Redazione

Come al solito, quando si tratta di tragici casi di morti di giovanissimi e si tirano in ballo i social network (oggi, si è diffusa la notizia della bambina di 10 anni di Palermo, della quale è stata dichiarata la morte cerebrale) si fa molta confusione nella descrizione dei fenomeni. Ci sono state, nel fatto specifico, alcune indicazioni che hanno portato sia gli inquirenti, sia i giornali a concentrarsi su TikTok e su quello che succede sul social network sempre più utilizzato dai minori. Il fatto, ad esempio, che l’ultima applicazione aperta sul telefono della ragazzina era proprio quella di TikTok. Inoltre, il social network – attraverso una nota ufficiale – ha fatto sapere di essere completamente a disposizione delle autorità per eventuali chiarimenti:

«Siamo davanti ad un evento tragico e rivolgiamo le nostre più sincere condoglianze e pensieri di vicinanza alla famiglia e agli amici di questa bambina – si legge -. La sicurezza della community TikTok è la nostra priorità assoluta, siamo a disposizione delle autorità competenti per collaborare alle loro indagini».

LEGGI ANCHE > Le challenge su TikTok e i giornali che dimenticano di usare i condizionali nei titoli

Hanging challenge, l’utilizzo un po’ troppo libero di questa parola

In tanti, in queste ore, stanno parlando indifferentemente di #hangingchallenge e di #BlackOutChallenge. Come saprà senz’altro chi ha un minimo di dimestichezza con gli hashtag, si tratta di due cose diverse. Entrambe non hanno la diffusione così ampia che si vuole fa credere e – soprattutto – gli hashtag molto spesso hanno delle corrispondenze molto diverse rispetto a ciò che si racconta ultimamente nelle cronache che arrivano da Palermo.

Se, su TikTok, si consulta la voce #hangingchallenge – ad esempio – si troveranno sì video che, nel complesso, raggiungono 4 milioni di visualizzazioni. Ma la quasi totalità di questi video ritrae persone che si allenano alla barra per trazioni (di quelle che si utilizzano spesso in casa) e che, nel farlo, compiono altre azioni in contemporanea come, per esempio, indossare una maglietta. Non una vera e propria sfida suicida, in verità, anche se – qualcuno potrebbe obiettare – in ogni caso abbastanza pericolosa. Nulla a che vedere, in ogni caso, con la narrativa che è stata costruita intorno al Blue Whale o al presunto caso di Jonathan Galindo.

Hanging Challenge e sicurezza su TikTok

Quando – comunque – si utilizzano degli hashtag di questo tipo, TikTok mette a disposizione un flag:

TikTok

Si tratta della possibilità di segnalare contenuti inappropriati per tutte queste eventualità, dall’utilizzo dell’hashtag da parte di individui e di organizzazioni pericolosi, fino ad arrivare a casi di pornografia e di nudità, passando per tematiche relative alla sicurezza dei minori. Inoltre, si legge, se durante l’utilizzo del social network e di questi hashtag annessi si è a conoscenza di qualcuno che sia in pericolo immediato, si richiede l’intervento delle forze dell’ordine locali. Una sorta di “bugiardino” che mette in conto possibili utilizzi impropri dell’applicazione, anche se – così concepito – la domanda chi custodirà il custode? è piuttosto scontata.

In ogni caso, parlare di #hangingchallenge – prima di opportuni rilievi delle forze dell’ordine – potrebbe non essere appropriato. E si rischia, attraverso l’emulazione, di far partire un fenomeno che, al di là del tragico caso isolato, non era poi così evidentemente radicato sul territorio.

Share this article
TAGS