Cos’è la privacy di Eye Tracking di Meta e cosa significa per gli utenti

Il tracciamento dello sguardo renderà più personale l'esperienza di utilizzo della piattaforma. È l'ultima frontiera della profanazione dell'utente?

15/10/2022 di Redazione

Il segreto sta nello sguardo. Anche se poi le privacy policies e gli obblighi di trasparenza devono, per legge, svelare un po’ questo segreto. Ed è così che Meta, all’interno delle sue privacy policies, sembra aver inserito – da qualche tempo – una particolare richiesta di permessi e autorizzazioni che riguardano la possibilità di utilizzare il cosiddetto Eye Tracking. Esatto: il tracciamento dello sguardo. Ovviamente, il tutto avviene nel contesto in cui Meta sta lanciando i suoi nuovi Quest, il visore virtuale che può essere considerato la porta del social network verso il metaverso.

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Eye Tracking di Meta: le nuove linee guida sulla privacy

È chiaro che, in un device così composto, che ha negli occhi il punto di interazione con l’essere umano, la direzione dello sguardo può essere indicativa per tante cose. Un po’ come lo scorrimento dello schermo su uno smartphone. Per questo motivo, dunque, Meta ha deciso di utilizzare il tracciamento dello sguardo per personalizzare ancor di più l’esperienza dell’utente. Non è detto che si tratti esplicitamente di un tracciamento per migliorare la targettizzazione pubblicitaria, ma di solito è proprio con questa formula che si cerca di inglobare – senza riferimenti espliciti – il riferimento al principale core business di qualsiasi piattaforma, anche quelle che si apprestano a sbarcare nel web3.

Meta spiega innanzitutto cos’è l’Eye Tracking. Si tratta di una funzione di Meta Quest Pro che si serve delle telecamere per tracciare lo spostamento dello sguardo. Tecnicamente, questo aspetto serve soprattutto per migliorare gli avatar che verranno impiegati nel metaverso: grazie allo spostamento degli occhi, infatti, Meta sarà in grado di riprodurre con maggiore fedeltà le espressioni del viso degli avatar degli utenti. Teoricamente, questi dati grezzi sullo sguardo vengono sovrascritti a quelli precedentemente a disposizione, in modo tale da non conservare – in linea teorica – una banca dati.

L’indicazione piuttosto esplicita di Meta

Tuttavia, in uno specifico paragrafo, Meta afferma: «Raccogliamo e conserviamo alcuni dati sulle interazioni dell’utente con il tracking degli occhi, come richiesto per il corretto funzionamento della funzione, in conformità con la nostra Informativa sulla privacy. Ad esempio, raccogliamo e conserviamo informazioni sulla qualità del tracking e sulle tempistiche necessarie per rilevare lo sguardo dell’utente. Se l’utente ha scelto di condividere ulteriori dati con Meta, raccogliamo dati aggiuntivi sull’utilizzo del visore (compreso il tracking degli occhi) per aiutare Meta a personalizzare l’esperienza dell’utente e migliorare Meta Quest». Personalizzare l’esperienza dell’utente è la parola chiave: potrebbe spalancare le porte verso la targettizzazione pubblicitaria basata anche sulla direzione dello sguardo di un utente, sul fatto di indugiare per più tempo su un annuncio, su un oggetto di interesse, su una immagine qualsiasi. Del resto, anche Nick Clegg – il capo delle relazioni esterne di Facebook – ha affermato in una sua passata intervista che l’Eye Tracking potrebbe essere utilizzato per capire se un utente si sofferma o meno su una pubblicità.

Oltre a ciò su cui navighiamo, d’ora in poi, dovremmo stare attenti anche a ciò che guardiamo per impedire a Big Tech di essere troppo invasivo nella nostra sfera privata?

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