È vero, come dice la Lega, che il DSA è una “legge bavaglio”?

I capidelegazione del Carroccio al Parlamento Europeo parlano di "cinesizzazione"

29/08/2023 di Enzo Boldi

Ogniqualvolta si tenta di regolamentare le Big Tech e le aziende che gestiscono le principali piattaforme social, la Lega sventola la solita bandiera della “legge bavaglio”. In termini leggermente differenti, il Segretario del Carroccio (vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità e dei Trasporti, Matteo Salvini), aveva criticato la decisione dalla Commissione Europea di vietare l’utilizzo di TikTok sui dispositivi dei funzionari interni alle istituzioni UE. Sempre nello stesso periodo, aveva definito “esagerato” il provvedimento del Garante Privacy che – di fatto – ha limitato l’utilizzo di ChatGPT in Italia per un mese (fino a quando OpenAI non si è adeguata al GDPR). Oggi, in linea con il calendario degli eventi, ecco che l’attenzione del suo partito si è spostata sul DSA (Digital Service Act) e la libertà di parola.

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Nel giorno dell’effettiva entrata in vigore (funzionale) del DSA – lo scorso 25 agosto – nei confronti delle 17 aziende VLOP e VLOSE, i capigruppo della Lega al Parlamento Europeo – gli eurodeputati Marco Campomenosi e Alessandra Basso – hanno pubblicato una nota in cui si critica aspramente il Digital Service Act:

«In questa Europa che da anni non cresce e già destinata alla deindustrializzazione e all’irrilevanza sugli scenari globali, saremo anche tutti un pò meno liberi. L’entrata in vigore del Digital Service Act, provvedimento che rafforzerà la censura su Internet, deciso passo in avanti verso la ‘cinesizzazione’ del concetto di libertà di espressione in Europa, ci allarma e ci preoccupa. Ancor più di quanto già avvenga adesso, qualcuno sarà autorizzato a far cancellare il contenuto dei pensieri dei cittadini, magari con il pretesto della lotta alle ‘fake news’, magari con l’obiettivo di giungere alla campagna elettorale per le europee con l’anestetizzazione dei pensieri alternativi che saranno messi ai margini e contro cui la stessa Commissione Europea spenderà molti soldi pubblici per promuovere sé stessa e le idee portate avanti dai partiti che hanno sostenuto Ursula Von der Leyen e i suoi incompetenti commissari in questi anni. Altro che difendere la libertà, Bruxelles sembra voler imporrare il modello cinese in Europa. La Lega è stata l’unica forza politica italiana a votare contro il Dsa al Parlamento europeo, opponendosi a questa deriva che, come sempre a dispetto di belle intenzioni e nobili scopi, nasconde una vera e propria legge bavaglio Ue». 

“Cinesizzazione” e “anestetizzazione dei pensieri alternativi”. Parole molto pesanti, accompagnate da un dettaglio reale: la Lega è stato veramente l’unico partito italiano a votare contro l’approvazione del DSA al Parlamento Europeo.

DSA e libertà di parola, è veramente una “legge bavaglio”?

Ma veramente il DSA porta e porterà a una soppressione della libertà di espressione del pensiero? Andiamo a leggere un paio di articoli presenti all’interno del testo del Regolamento per capire sei i dubbi e le preoccupazioni del Carroccio siano verosimili. Partiamo dal punto 84 del documento:

«Nel valutare tali rischi sistemici, i fornitori di piattaforme online di dimensioni molto grandi e di motori di ricerca online di dimensioni molto grandi dovrebbero concentrarsi sui sistemi o su altri elementi che possano contribuire ai rischi, compresi tutti i sistemi algoritmici che possano essere pertinenti, in particolare i loro sistemi di raccomandazione e i loro sistemi pubblicitari, prestando attenzione alle relative pratiche di raccolta e utilizzo dei dati. Dovrebbero inoltre valutare se le loro condizioni generali e la loro applicazione siano adeguate, come pure i loro processi di moderazione dei contenuti, gli strumenti tecnici e le risorse assegnate. Nel valutare i rischi sistemici individuati nel presente regolamento, tali fornitori dovrebbero concentrarsi anche sulle informazioni che non sono illegali ma contribuiscono ai rischi sistemici individuati nel presente regolamento. Tali fornitori dovrebbero pertanto prestare particolare attenzione al modo in cui i loro servizi sono utilizzati per diffondere o amplificare contenuti fuorvianti o ingannevoli, compresa la disinformazione. Qualora l’amplificazione algoritmica delle informazioni contribuisca ai rischi sistemici, tali fornitori dovrebbero tenerne debitamente conto nelle loro valutazioni del rischio». 

Un altro punto, il numero 91, fa riferimento a eventi specifici (come le minacce di sicurezza e quelle relative alla salute pubblica):

«In tempi di crisi, potrebbe essere necessario adottare con urgenza determinate misure specifiche da parte dei fornitori di piattaforme online di dimensioni molto grandi, oltre alle misure che adotterebbero in considerazione degli altri obblighi che incombono loro a norma del presente regolamento. A tale riguardo, si dovrebbe considerare che si verifichi una crisi quando si verificano circostanze eccezionali che possano comportare una minaccia grave per la sicurezza pubblica o la salute pubblica nell’Unione o in parti significative della stessa. Tali crisi potrebbero derivare da conflitti armati o atti di terrorismo, compresi conflitti o atti di terrorismo emergenti, catastrofi naturali quali terremoti e uragani, nonché pandemie e altre gravi minacce per la salute pubblica a carattere transfrontaliero. La Commissione dovrebbe poter chiedere ai prestatori di piattaforme online di dimensioni molto grandi e ai prestatori di motori di ricerca online di dimensioni molto grandi, su raccomandazione del comitato europeo per i servizi digitali («comitato»), di avviare con urgenza una risposta alle crisi. Le misure che tali prestatori possono individuare e considerare di applicare possono includere, ad esempio, l’adeguamento dei processi di moderazione dei contenuti e l’aumento delle risorse destinate alla moderazione dei contenuti, l’adeguamento delle condizioni generali, i sistemi algoritmici e i sistemi pubblicitari pertinenti, l’ulteriore intensificazione della cooperazione con i segnalatori attendibili, l’adozione di misure di sensibilizzazione, la promozione di informazioni affidabili e l’adeguamento della progettazione delle loro interfacce online». 

Dunque, le piattaforme dovrebbero moderare i contenuti che ospitano (e che vengono pubblicati dagli utenti), rimuovendo la disinformazione e i contenuti d’odio e discriminazione (eventi che già avvengono). Qualora si palesassero delle situazioni di rischio (come una sommossa civile o problematiche legate alla salute pubblica), la Commissione – attraverso un apposito Comitato – potrebbe richiedere alle piattaforme di accelerare il processo di rimozione di quei post e contenuti falsi o che incitano all’odio. Dunque, è in parte vero che ci sarà un controllo maggiore anche da parte delle istituzioni, ma occorre ricordare un principio: anche la libertà di espressione del pensiero ha dei confini che si identificano quando si lede la libertà altrui. Dunque, DSA e libertà di parola è una correlazione solamente parziale. Ovviamente ci si dovrà sempre muovere nei princìpi della legalità, ma parlare di legge bavaglio è un ritornello classico che, ripetuto a iosa, diventa noioso.

 

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