Il diritto all’oblio contrasta il diritto di cronaca?

Categorie: Mass Media

Dall'entrata in vigore della Riforma Cartabia all'emendamento Costa sull'indicizzazione sui motori di ricerca. A che punto siamo e quali sono i presupposti per il futuro

Il 1° gennaio appena passato è entrata in vigore la riforma della Giustizia firmata dall’ex Ministra Marta Cartabia. Al suo interno è contenuta una norma – un emendamento presentato da Enrico Costa e approvato in fase di dibattimento – in cui vengono definite le regole del diritto all’oblio sui motori di ricerca. Si parla del principio della deindicizzazione da Google (o similari) dei nomi di quelle persone che sono state prosciolte, assolte o che sono state raggiunte da un provvedimento di non luogo a procedere dopo esser stati inseriti nel registro degli indagati o essere finiti a processo. Insomma, la cancellazione di quel che è stato “raccontato” sotto forma di cronaca e che poi è stato smentito dai giudici nell’ultimo grado di giudizio.



Diritto all’oblio, il monografico di Giornalettismo

Il tema è molto dibattuto, sia a livello legale che a livello giornalistico. Perché dal punto di vista giuridico sono emerse delle posizioni interessanti a sostegno dell’impianto della norma, mentre per quel che riguarda la parte dell’informazione, è stato paventato il rischio di una soppressione di parte del diritto di cronaca. Ma è davvero così? Giornalettismo ha realizzato un approfondimento verticale su questo argomento, partendo dalla notizia dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, passando per la spiegazione dell’emendamento approvato insieme alla legge e analizzando le varie sfaccettature sui riflessi di quel che potrebbe cambiare. Abbiamo intervistato esperti di diritto dell’informazione (come il giurista Vincenzo Zeno-Zencovich e l’avvocato Francesca Florio), ma anche attori del mondo del giornalismo d’inchiesta (come Pablo Trincia). Infine, siamo andati a scandagliare il fondale degli aspetti tecnici, cercando di ricostruire l’attuale gestione della deindicizzazione da parte dei giornali online e dei motori di ricerca. E, ovviamente, in questo lungo percorso abbiamo individuato la posizione della Corte di Giustizia Europea su questo argomento e quella del Garante per la protezione dei dati personali.