Enrico Costa sul diritto all’oblio: «Nessuno pretende che le notizie vengano cancellate»

Il primo firmatario dell'emendamento che è entrato in vigore il 1° gennaio 2023 ha spiegato a Giornalettismo il presupposto di questa sua decisione e scelta, il clima che ha trovato in parlamento e gli aspetti tecnici della questione

03/01/2023 di Gianmichele Laino

L’emendamento sul diritto all’oblio e sulla deindicizzazione dai motori di ricerca degli assolti e dei prosciolti non nasce per caso. Presuppone l’osservazione di un fenomeno che – con la diffusione dell’informazione attraverso web e social network – è cresciuto a dismisura negli ultimi anni e prende in considerazione il fatto che la platea degli interessati non è rappresentata solo da personaggi pubblici, ma anche da persone comuni che per anni hanno dovuto combattere, nello svolgimento delle loro azioni quotidiane, con quel loro nome comparso in un vecchio articolo di un sito web. Enrico Costa, ex ministro degli Affari regionali, attualmente deputato di Azione, ha portato avanti questa iniziativa da tempo, almeno dall’aprile del 2021. Quando si è trovato di fronte il testo della riforma della giustizia firmata da Marta Cartabia ha pensato che l’introduzione dell’emendamento sul diritto all’oblio per gli assolti potesse essere uno strumento utile e necessario per molti cittadini. Giornalettismo ha avuto modo di ripercorrere, proprio insieme all’ex ministro Costa, la genesi del provvedimento.

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Enrico Costa spiega a Giornalettismo l’origine dell’emendamento sul diritto all’oblio per gli assolti

«Sono partito da un presupposto e da uno spirito di osservazione dell’andamento del nostro sistema processuale – ha spiegato il deputato di Azione -. Penso sia giusto che lo Stato abbia i mezzi per svolgere le indagini, ma penso che sia altrettanto giusto il fatto di offrire una garanzia molto precisa ai cittadini: se sono innocenti, alla fine del processo, devono tornare a essere le stesse persone che sono entrate in quell’indagine. Siamo partiti dal recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza, per arrivare alla legge sulle spese legali degli imputati assolti, passando poi sul tema dell’oblio inteso nel suo senso più profondo: se una persona è uscita da innocente da un procedimento penale che l’ha esposta in rete e sui giornali, associandola a determinate accuse infondate, è giusto che la persona riprenda la sua reputazione e non si porti dietro questo marchio a vita».

Dal 1° gennaio 2023, forti di un provvedimento redatto dalla cancelleria dei giudici, i cittadini assolti o prosciolti potranno richiedere la rimozione del loro nome da articoli sul web. Il tema è capire come si concilia questa procedura con il diritto di cronaca: «Nessuno pretende di cancellare la notizia, ma l’associazione immediata con il nome in rete non ci deve essere – ci spiega Enrico Costa -. In caso contrario, c’è un marchio a vita: non c’è censura o bavaglio, ma c’è un principio di corretto bilanciamento e l’esigenza di una deindicizzazione. Oggi come oggi, ci sono state in molti casi negazioni del diritto alla deindicizzazione a semplice richiesta dell’interessato (che in alcuni casi si sono rivolti al Garante); così invece sanciamo un principio: quando una persona è assolta o prosciolta, si affievolisce l’interesse pubblico all’associazione del suo nome alla vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto in passato».

L’esperienza di gestione di una testata, tuttavia, suggerisce che spesso – nell’ambito della relazione e del dialogo con il motore di ricerca – non è semplice eliminare il singolo nome dal record sul web. Ci sono delle procedure piuttosto lunghe in capo al motore di ricerca e, comunque, presuppongono un continuo controllo da parte della testata eventualmente interessata. A volte, insomma, è più facile eliminare in toto l’articolo che la singola parte riguardante il cittadino a cui si applica il diritto all’oblio. E questo potrebbe essere penalizzante per il contesto dell’informazione. Perché, dunque, non prevedere un intervento normativo anche sulle aziende di Big Tech che operano in questo settore? «Non sono un tecnico – chiarisce Costa -, ma il presupposto dell’emendamento, va sottolineato, è che nessuno ha la pretesa che si cancelli l’articolo. Si potrà affrontare, però, il tema del motore di ricerca dopo una fase di sperimentazione della norma. La legge Cartabia prevede degli affinamenti dei decreti legislativi senza bisogno di ulteriori deleghe: c’è la possibilità, insomma, di emanare decreti correttivi o integrativi. Magari può essere quella la sede per avviare una opportuna riflessione sui motori di ricerca».

In ogni caso, chiarisce Costa, l’emendamento non guarda soltanto alle circostanze del diritto all’oblio per quanto riguarda i processi. Il provvedimento entrato in vigore a inizio anno, infatti, cerca di affrontare anche l’ambito più esteso del diritto all’oblio, quello che riguarda persone che chiedono la rimozione del proprio nome da un contenuto web a causa di motivazioni di carattere familiare o che riguardano l’ambito lavorativo. Anche per questo, in generale, il clima all’interno del quale si è svolto il dibattito sul suo emendamento è stato politicamente disteso: «Ho trovato un ambiente abbastanza favorevole, in verità – conclude Costa -. C’è stata, in linea di massima, condivisione. Tuttavia, ho riscontrato anche un po’ di disinteresse da parte di alcuni miei colleghi, perché la questione non era certo in cima ai pensieri dei parlamentari. È il destino che condividono un po’ tutte le battaglie sulla giustizia. D’altra parte, ho potuto riscontrare l’interessamento da tanti che si sono trovati all’interno di questa situazione. Il punto è che questa norma riguarda molto di più i personaggi senza particolare rilievo pubblico: per gli altri, in un modo o nell’altro, la notizia resta legata alla carica e al curriculum ed è difficile sciogliere questo nodo. Io invece penso a persone comuni che vanno a cercare lavoro dopo essere usciti puliti dalle cause che li interessavano. È questo il vero marchio che lo stato ha il dovere di cancellare».

foto IPP /Silvia Loré Roma

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