È entrato in vigore l’emendamento Costa sul diritto all’oblio per gli assolti

La preclusione dell'indicizzazione sui motori di ricerca per le persone assolte o archiviate, anche in presenza di notizie relative all'inchiesta: il quadro generale del problema

03/01/2023 di Gianmichele Laino

Partiamo da una breve cronistoria. L’emendamento di Enrico Costa, ex ministro degli Affari Regionali nei governi Renzi e Gentiloni, ora deputato di Azione, è stato presentato già a partire dalla primavera del 2021, per correggere un passaggio della riforma Cartabia sulla giustizia. Dal 1° gennaio 2023, quindi, è entrato in vigore, con molta soddisfazione da parte del primo firmatario. L’emendamento va a modificare come segue l’articolo 64-ter del provvedimento sulla giustizia: «La persona nei cui confronti sono stati pronunciati una sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere ovvero un provvedimento di archiviazione – si legge – può richiedere che sia preclusa l’indicizzazione o che sia disposta la deindicizzazione, sulla rete internet, dei dati personali riportati nella sentenza o nel provvedimento, ai sensi e nei limiti dell’articolo 17 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016. Resta fermo quanto previsto dall’articolo 52 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196».

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Emendamento Costa sul diritto all’oblio: dal 1° gennaio è entrato in vigore

La notizia è stata salutata con molta soddisfazione dal deputato di Azione:

In questo tweet si spiega bene la prima e immediata conseguenza dell’entrata in vigore del passaggio previsto dall’emendamento alla riforma della giustizia: chiunque sia stato assolto in un processo o in quei processi per cui è stata disposta l’archiviazione può richiedere la rimozione del suo nome – e di conseguenza la presenza di questo nome all’interno dei motori di ricerca – dagli articoli di stampa che riguardano propriamente quei processi in cui risultavano imputati. Verrà girata una comunicazione agli organi di informazione che, quindi, provvederanno alla cancellazione del nome dall’articolo contenuto all’interno del loro database e – contestualmente – opereranno con il motore di ricerca per la deindicizzazione dello stesso nome. O, meglio, per rendere possibile tecnicamente una operazione simile alla deindicizzazione (come vi spiegheremo in seguito).

In realtà, una volta assolto, il cittadino può chiedere al giudice – attraverso la sua cancelleria – di emettere un provvedimento che preveda la rimozione del nome. Questo documento potrà essere sottoposto alla redazione giornalistica o a un motore di ricerca per la tutela conseguente del cittadino coinvolto. Va da sé che – come avremo modo di analizzare – il problema deve essere considerato da due punti di vista: il primo, quello garantista, che cerca di tutelare il cittadino, non per forza un personaggio di pubblico interesse, ma anche una persona comune incidentalmente coinvolta all’interno di un processo, dall’esposizione pubblica che, naturalmente, porta con sé un articolo sul web; il secondo, quello giornalistico, che punta alla tutela del diritto di cronaca e che fa leva anche sulla difficoltà tecnica di estirpare, granularmente, il nome di un soggetto da un intero articolo senza compromettere la struttura integrale dell’articolo stesso.

Da qui parte l’approfondimento di Giornalettismo, che ha cercato di scandagliare entrambi i punti di vista, fornendo pareri e testimonianze autorevoli, oltre che riferimenti giuridici e normativi che hanno rappresentato – in qualche modo – il presupposto dell’emendamento Costa.

Foto IPP /Silvia Loré Roma

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