Cos’è questo diritto alla buona fama che verrà chiesto ai giornalisti: è inserito nel programma di centro-destra

Si tratta di una sorta di diritto all'oblio allargato e di una modalità più stringente di affrontare le cronache processuali

17/08/2022 di Redazione

Nel programma di centrodestra c’è un passaggio che punterà a stabilire la linea della coalizione formata da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e centristi sul racconto giornalistico dei processi giudiziari. Si parla esplicitamente di diritto alla buona fama, una nozione che non è al momento presente nell’ordinamento giuridico e che dovrebbe rappresentare una sorta di estensione del diritto all’oblio così come lo conosciamo oggi, desunto dalle norme comunitarie e recepite dalla legislazione italiana. L’obiettivo è quello di ottenere un racconto più neutrale dei vari processi in corso – anche dei fatti di cronaca -, in cui vengano tutelati gli indagati e gli imputati, fino alla sentenza definitiva. Se qualche spunto era stato dato già dalla riforma della giustizia di Marta Cartabia, adesso queste norme diventeranno sempre più stringenti, andando ad agire anche sui processi pregressi.

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Diritto alla buona fama, come impatterà sul lavoro dei giornalisti

Al momento, la proposta sul diritto alla buona fama che si legge nel programma di centrodestra è enunciata soltanto per sommi capi. Sarà il centrodestra al governo, poi, a metterla in atto nelle sue varie sfumature. Ma alcune voci vicine alla coalizione, raccolte dal Fatto Quotidiano, hanno messo la cornice al provvedimento: sui giornali bisognerà infatti chiarire sempre, non dando mai per scontato, che l’indagato o l’imputato non sono condannati. Per questo sarà richiesto uno sforzo in più sul linguaggio da utilizzare. Stretta anche sulle fonti delle notizie di giudiziaria: saranno soltanto le note ufficiali dei procuratori quelle legittimate a fornire delle indicazioni (come previsto dalla riforma Cartabia). Non verranno ammesse, nei resoconti di stampa, le intercettazioni che non siano penalmente rilevanti.

Inoltre, si estenderà il concetto di diritto all’oblio: dopo la sentenza definitiva, con il supporto del Garante della Privacy, tutte le fonti (comprese quelle di stampa) che avranno dato conto della vicenda processuale saranno passate al vaglio e sarà richiesto ai siti di giornali (o comunque a qualsiasi pagina web indicizzata sui motori di ricerca) di garantire la buona fama degli ex indagati/imputati dopo l’assoluzione, eliminando i riferimenti alla vicenda processuale. Di cui, quindi, non dovrebbe restare più traccia. Siamo sicuri che questo aspetto sia confacente al diritto di cronaca?

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