Come funziona la “deindicizzazione” di un nome e un cognome su Google
Si tratta di una delle possibilità previste dall'emendamento sul diritto all'oblio entrato in vigore il 1° gennaio 2023
03/01/2023 di Redazione
C’è un aspetto tecnico che va preso in considerazione quando si parla del diritto all’oblio e dell’emendamento che è entrato in vigore a partire dal 1° gennaio 2023. Da questo momento in poi, la cancelleria di un giudice può rilasciare un documento attraverso cui l’assolto o il prosciolto può chiedere a un giornale online la rimozione del proprio nome e cognome dall’articolo in cui, ad esempio, si parlava del procedimento a suo carico. Contestualmente, lo scopo è quello di evitare che il nome e il cognome del cittadino in questione possa essere in qualche modo collegato a una ricerca su Google o su un’altra piattaforma. Per fare questo – e, nel contempo, garantire il contesto dell’informazione – la testata giornalistica dovrà provvedere a rimuovere il nome e il cognome e di assicurarsi che il motore di ricerca abbia correttamente recepito questa modifica. Occorrono, dunque, dei passaggi che è opportuno analizzare per capire quanto sia “economica” in termini di tempo e di risorse la procedura.
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Deindicizzazione su Google, i passaggi tecnici
A una testata giornalistica come Giornalettismo, ad esempio, arrivano decine di richieste di deindicizzazione all’anno. Questo perché delle vecchie notizie – che in passato avevano una loro rilevanza pubblica – vengono ritenute superate dalla contingenza dei fatti. Normalmente, queste richieste riguardano l’intero contenuto di un articolo, addirittura l’immagine che viene abbinata al testo. Studi legali, appellandosi al diritto all’oblio, richiedono la cancellazione dell’articolo e la conseguente deindicizzazione sul motore di ricerca. Si tratta di richieste che riusciamo a controllare in maniera abbastanza agevole e rapida, se si considera che – normalmente – le tempistiche per ottenere una deindicizzazione da parte del motore di ricerca (azione indipendente dalla volontà della testata giornalistica) si aggirano intorno alle 36-48 ore.
L’emendamento, però, prevede una fattispecie specifica, che punta a equilibrare – almeno in teoria – il diritto all’oblio con il diritto di cronaca. In un articolo che parla di un intero processo, nel caso in cui solo uno degli imputati dovesse essere assolto, la richiesta di rimozione del dato personale del nominativo e la conseguente deindicizzazione può riguardare soltanto il cittadino assolto (e non l’intero contenuto dell’articolo). Per fare questo, tuttavia, occorre eliminare – anche dal motore di ricerca – il solo nome e cognome del cittadino in questione, mantenendo tutto il resto. Tecnicamente, però, non si può “deindicizzare” solo un nome o un cognome, solo una parte di un articolo.
Secondo lo strumento per le rimozioni di Google, c’è un modo per eliminare solo alcune informazioni da un contenuto più ampio di un sito. Occorre eliminare, innanzitutto, l’informazione dalla pagina web in questione (operazione in capo alla testata), poi è necessario che Google aggiorni i suoi risultati di ricerca poiché queste modifiche devono essere scansionate dai motori di ricerca. Tuttavia, Google specifica che «se viene fatta una modifica a una pagina del sito quando essa è già in cache (la pagina di memorizzazione dei dati, ndr) verrà mostrata la “vecchia versione” di quel contenuto fino alla scadenza della cache». Dunque, per favorire l’operazione, il giornale deve svuotare la cache della pagina interessata dalle modifiche e utilizzare lo strumento Controllo Url di Google per velocizzare la scansione del motore di ricerca (solo in seguito a questa operazione la modifica verrà recepita).
Va da sé che la difficoltà tecnica di questo processo potrebbe portare il sito di news – in caso di emergenza – a rimuovere direttamente l’intero contenuto dell’articolo interessato dal diritto all’oblio, aspettando il periodo di 36-48 ore per la deindicizzazione. Ma, così facendo, la salvaguardia dell’equilibrio con il diritto di cronaca viene meno.