Diritto all’oblio e diritto di cronaca possono convivere? L’opinione di Pablo Trincia

Dopo l'entrata in vigore dell'emendamento della riforma Cartabia sul diritto all'oblio, in che modo potrebbe cambiare il lavoro di chi fa inchiesta e giudiziaria?

03/01/2023 di Redazione

La riforma Cartabia, tramite un emendamento del deputato di Azione Enrico Costa, ha potenziato il diritto all’oblio così come lo abbiamo conosciuto finora. In breve: a partire dal 1° gennaio 2023, dopo l’entrata in vigore della riforma della Giustizia, il diritto all’oblio è cambiato come segue: nei tre giorni successivi alla chiusura favorevole di un processo o procedimento penale, la persona interessata avrà la possibilità di ottenere un procedimento di deindicizzazione dalla cancelleria del giudice che lo ha assolto – decisione che punta a garantire la rapidità dell’emissione del provvedimento richiesto -. Cosa comporta questo nel lavoro di un giornalista che fa cronaca giudiziaria e inchiesta? Se prima bisognava passare per un giudice andando ad esercitare il diritto all’oblio, adesso è possibile farlo chiedendo direttamente alla fonte (quindi gli organi di informazione). Considerata l’enorme complessità nello stabilire in che modo il diritto all’oblio e il diritto di cronaca possano così convivere, abbiamo chiesto a Pablo Trincia – autore del podcast Veleno – di dirci la sua. Pablo Trincia su diritto all’oblio ha dato voce a una serie di perplessità sulle quali, giustamente, si stanno interrogando gli addetti ai lavori del settore dell’informazione.

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Pablo Trincia su diritto all’oblio: «Cosa vuol dire deindicizzare esattamente?»

«Si tratta di un tema molto delicato perché da un lato c’è il diritto alla privacy e quello di una persona a rifarsi una vita e, dall’altro lato, il diritto all’informazione e il diritto di cronaca. Non mi sembra molto chiaro, in realtà, quello che accadrà. Cosa dice? Se vieni assolto, se vieni archiviato o se c’è il non luogo a procedere, il tuo nome viene deindicizzato dai motori di ricerca. In che modo però? Secondo quali criteri? Quali articoli, quali link, quali scritti vengono individuati? Tutti quelli con il tuo nome? Si tratta di articoli che spiegano bene quello che è successo, spiegano bene il fatto che sei stato assolto? Anche quelli vengono deinidicizzati?». Sono quindi molte le domande e molti i dubbi rispetto a un emendamento che, alla fine dei conti, sembra lasciare parecchi punti in sospeso.

Il tema è, tra i professionisti di settore – siano avvocati, esperti di diritto all’informazione o giornalisti che esercitano questo diritto nel loro lavoro -: «Cosa vuol dire deindicizzare esattamente? Cosa fai? Con una manata cancelli il nome di una persona da qualsiasi motore di ricerca, qualsiasi cosa ci sia scritta su quella persona? Per quanto sia vero che, spesso e purtroppo, ci sia la cattiva abitudine di dare risalto alle notizie che accusano qualcuno che non alle notizie di un’assoluzione. Non riesco a vedere come tutto questo, nei fatti, possa trasformarsi in qualcosa. Non mi sembra molto chiaro».

Diritto all’oblio Cartabia e diritto di cronaca possono convivere?

«Per quanto riguarda il giornalismo – afferma Trincia -, se dovesse entrare in vigore questa cosa – anche se ancora non si è capito come – sarà un problema reperire le notizie online, gli archivi elettronici non saranno più accessibili e credo che questo renderebbe più difficile il nostro lavoro».

Considerato che Trincia è autore del primo podcast di successo su un caso di cronaca – Veleno, la storia dei diavoli della Bassa modenese – il lavoro fatto per raccontare quella storia sarebbe cambiato? «Per quanto riguarda Veleno, non sarebbe cambiato molto: ho intervistato tutte persone che sono state assolte, sì, ma anche che sono state condannate ma che – in generale – volevano raccontare la propria storia. Considerato che volevano parlare, non so che tipo di problemi avrei potuto avere. Federico Scotta è stato condannato in tre gradi di giudizio – e con lui altre persone che ho intervistato e di cui ho raccontato la storia – ma erano altre persone che volevano che questa storia venisse fuori e che volevano parlarne».

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