Di Battista paragona chi si fa i selfie con le canne a chi manifesta in modo trasgressivo al Pride

Il commento di Alessandro Di Battista deve essere letto più volte per afferrarne appieno il senso. Non quello superficiale, quello profondo. Un sottotesto degno dei puritani tradizionalisti che manifestano contro l’ottenimento dei diritti di altre persone. Il nesso logico che unisce legalizzazione della cannabis e riconoscimento dei diritti civili della popolazione LGBTQ è un mistero che solo Di Battista potrebbe svelare ma l’intenzione dietro queste parole, alla seconda lettura, appare fin troppo – e tristemente – chiara.

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L’insensata connessione di Di Battista tra cannabis e diritti dei gay


Mentre in Russia si vota – tra le altre cose – per vietare il matrimonio tra persone dello stesso sesso, in Italia abbiamo Di Battista che si lancia in improbabili paragoni. Così, per lui, se volete «la regolamentazione della produzione e della vendita della cannabis» dovete «evitare di farvi i selfie con una canna in mano» perché altrimenti ricordate «coloro che pretendono di ottenere un miglioramento dei diritti civili per gli omosessuali esibendosi in volgari forme di trasgressione durante i Gay Pride». Entrambi sono bollati dall’ex deputato 5 Stelle come «gesti infantili ed altamente controproducenti».

Per Di Battista smettere di pubblicare foto con le canne in mano farà legalizzare la cannabis

«Pensa, prima di sparare, pensa». Ci sentiamo di rivolgere questo preciso messaggio sotto forma di citazione da una canzone del buon Fabrizio Moro a Di Battista che, in un colpo solo e con appena sette righe, è riuscito a inimicarsi ben più di un gruppo di persone. Partendo dalla critica a chi vuole la regolamentazione della cannabis, cosa c’entra il farsi una foto con la canna in mano? Allude forse al fatto che c’è chi pubblica questi contenuti credendo di essere trasgressivo e infrangendo la legge? Legalizziamo la cannabis, sostanza che viene utilizzata solo in minima parte per cercare lo sballo e l’infrazione delle regole tanto criticati, e vedremo come quei selfie non avranno più lo stesso peso né per chi li pubblica né per chi li critica. Indubbiamente, però, tra chi si fa i selfie con le canne e chi è deputato solo uno dei due ha il potere di legalizzare la sostanza.

Cosa centrano i Gay Pride con la legalizzazione della cannabis?

La parte più triste del messaggio, però, è quella finale. Il «gesto infantile e altamente controproducente» diventa quello di chi manifesta ai Gay Pride in maniere bollate come trasgressive e volgari. Un dibattito vecchio, questo, e che – come ogni volta che viene aperto – devia l’attenzione delle persone da un tutto di cui la maggior parte non ha consapevolezza. C’è ancora chi crede – coloro che a un Pride non sono mai stati, magari – che le marce a favore dell’ottenimento dei diritti per le persone LGBTQ siano fatte esclusivamente di carri con sopra uomini e donne svestiti in atteggiamenti che vengono definiti osceni, esibizionisti. Non è così. Si tratta di una goccia nel mare, persone legate magari a discoteche e luoghi del divertimento e che – a prescindere da tutto e da tutti – hanno il diritto di manifestare come meglio credono. Il concetto che sta dietro ai Pride è proprio quello: non nascondersi. C’è poi chi può – secondo il proprio metro morale di giudizio – ritenere eccessive determinati comportamenti, bollarli come inadeguati, ma questo non deve mai e in nessun caso andare a depotenziare il messaggio di milioni di persone che ogni anno scendono per le strade perché esistono e vogliono vivere serenamente, lavorare, amare e sposarsi esattamente come chiunque altro. P.S. La scelta del verbo “pretendere” la dice lunga sull’opinione che Di Battista ha sulle battaglie per i diritti civili.

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