Cos’è questa storia del «Daspo smartphone» proposto dal questore di Aosta

Ivo Morelli, numero uno della Questura della Regione, sostiene che questo provvedimento possa esser preso nei confronti dei giovani che si macchiano di atti come il bullismo

12/11/2022 di Enzo Boldi

Ad Aosta – e in tutti i territori della Regione – non ci sono baby-gang, ma dei gruppetti di giovani che si riuniscono per compiere degli atti di emulazione visti sui social. A dirlo è stato il Questore della città Ivo Morelli che, durante la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica (Cosp) convocato a Palazzo regionale nei giorni scorsi, ha avanzato una proposta che – almeno per il momento – non è stata ancora né discussa, né approvata. Si parla, infatti, di un possibile “Daspo smartphone” da applicare nei confronti dei giovani che si rendono protagonisti di intemperanze. Ovviamente si tratta di una sintesi estrema, ma proviamo a spiegare e capire di cosa stiamo parlando.

LEGGI ANCHE > Osservatorio “Bullismo e Cyberbullismo”: quali sono le forme di cyberbullismo diffuse tra gli adolescenti

La riflessioni su quella che, per il momento, è un’ipotesi solamente paventata deriva da alcuni episodi che hanno visto protagonisti alcuni giovani nella zona di Verrès. Nessuno di loro ha commesso reati, ma si sono “limitati” ad accendere fumogeni e a disturbare la quiete pubblica. Secondo il questore di Aosta, tutto ciò è provocato da quel che questi ragazzi vede e osserva frequentando il mondo dei social: «C’è questa spinta verso l’identità, emulativa di quello che vedono sulle piattaforme social. Noi monitoriamo cosa pubblicano, poi possiamo anche porre in essere delle misure di prevenzione che impediscano al ragazzo l’utilizzo del telefono per un mese oppure per tre mesi».

Daspo smartphone, la proposta del questore di Aosta

La prevenzione attraverso un daspo smartphone. Ovviamente questa definizione è molto sintetica e non corretta. Con l’acronimo Daspo, infatti, si intende il Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive. Poi, nella vulgata giornalistica (e anche in quella politico-civile) comune, questo termine viene utilizzato per indicare una sottrazione di un “diritto” di possesso o partecipazione (come il Daspo ospedali) a eventi della vita pubblica. Una disposizione che prevederebbe – nel caso paventato ad Aosta – il sequestro del dispositivo che non sarebbe più a disposizione (per un tempo limitato) del giovane che si macchia di comportamenti “da bullo” figli dell’emulazione di un qualcosa visto sui socia.

Share this article