Come si sta lavorando al piano digitale per le scuole

Le parole di Maria Beatrice Benedetto (Dirigente Scolastica Ufficio Innovazione didattica e digitale) e di Gianna Barbieri (DG per i fondi strutturali per l'istruzione, l'edilizia scolastica e la scuola digitale)

14/06/2023 di Redazione Giornalettismo

Un progetto nato nel 2015 e che ora, con i fondi del PNRR, dovrebbe accelerare. Anche se le difficoltà strutturali sono evidenti – con il piano di connettività che ancora coinvolge pochissime realtà (circa il 10% degli istituti scolastici raggiungono una velocità pari a 1gbps) -, prosegue l’idea di rendere sempre più effettivo il piano digitale per le Scuole. E non si parla esclusivamente di dotazioni da mettere a disposizioni degli studenti e del corpo docenti, ma anche di competenze “digitali” per l’insegnamento.

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Dell’evoluzione del piano digitale per le Scuole si è parlato nel corso del secondo panel andato in scena nella giornata di martedì nella sede dell’Enciclopedia Treccani, in occasione della presentazione della piattaforma “Da 0 a ∞ – Pionieri digitali di oggi e domani”, in collaborazione con Edulia e TikTok. In quell’occasione si è disegnato il quadro della situazione e i tasselli per il futuro più immediato.

Piano digitale per le Scuole, a che punto siamo

Tra le personalità intervenute, c’era anche Gianna Barbieri, DG per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale, che ha spiegato il passato, il presente e il futuro del piano digitale per le Scuole: «Paragoniamo tutto a un viaggio, iniziato già con le prime sperimentazioni negli anni Ottanta, con l’introduzione dell’informatica come materia. Poi c’è stato un cambiamento forte con l’approvazione e l’entrata in vigore della legge numero 107 (detta anche “Buona Scuola”, ndr), che ha messo a disposizione molte risorse. Dopo otto anni dall’implementazione di questa normativa, è arrivata la pandemia che ha portato tanti cambiamenti. Oggi abbiamo deciso di rilanciare e aggiornare questo piano digitale per le Scuole attraverso un percorso che parte dall’analisi della rendicontazione dei singoli istituti (fattori critici e fattori di successo) e abbiamo iniziato a dare ascolto alle scuole. Nella cornice attuale, siamo in una fase speciale: abbiamo i fondi del PNRR, miliardi da poter spendere, ma ci siamo resi conto che dobbiamo dare una cornice organica per gestire il cambiamento nelle scuole».   

Dunque, i soldi ci sono, ma occorre capire come utilizzarli per evitare sprechi e sperperi. E, proprio per questo motivo, all’inizio del prossimo anno scolastico – ha spiegato Gianna Barbieri – ci sarà il prossimo step: «A settembre lanceremo il percorso di innovazione digitale delle scuole con un evento. Per gli addetti della scuola sarà un percorso simile a quello dello sviluppo del sistema di auto-valutazione. Dobbiamo creare degli indicatori oggettivi che misurino le competenze digitali, così da certificarle e poter inserire nel CV dei ragazzi, questo anche in un’ottica di peso sul mercato del lavoro. Portiamo avanti un ragionamento che viene dal basso, permette alle scuole di dirci la loro e stiamo aprendo un dialogo con i fornitori di piattaforme, dal momento che i soldi ci sono e vogliamo cercare di governare anche questo processo di acquisto di strumenti tecnologici che dovranno essere al passo con la privacy. Tante scuole primarie hanno speso soldi per i visori che, però, sono al di fuori del tema della privacy». 

Piattaforme che sono uno strumento necessario per attuare il piano digitale per le Scuole in Italia: «I fornitori elaborano un progetto che contiene anche contenuti, tenteremo di portare al tavolo proprio i fornitori di questi contenuti, con l’obiettivo di integrare i dati degli studenti sui registri elettronici che devono essere trasmigrati con la massima garanzia di privacy. Vogliamo accompagnare le scuole in questi acquisti che non devono essere schizofrenici: non è comprare il visore e poi dire che ci faccio, è avere prima progetto e obiettivi e poi procedere all’acquisto. Dobbiamo valorizzare al meglio i soldi che l’UE ci dà, lavorando anche sull’edilizia scolastica». 

Questione di competenze

Questo, dunque, è il prossimo passaggio del piano digitale per le scuole. Ma c’è anche un altro argomento, di cui ha parlato  Maria Beatrice Benedetto (Dirigente Scolastica Ufficio Innovazione didattica e digitale) che rappresenta uno dei fulcri della questione: «La scuola italiana è stata riempita di strumentazioni digitali e i docenti hanno dovuto implementare le loro competenze. Oltre a tutto ciò, c’è la straordinaria rapidità con cui la Scuola italiana ha risposto “grazie” alla pandemia». Si parla di Didattica a Distanza e Didattica Integrata Digitale (DAD e DID), lasciti del periodo in cui gli istituti sono stati costretti alla chiusura a causa del virus che ha condizionato per un paio di anni le nostre vite quotidiane. 

Ed è proprio questo “lascito” che spinge a fare di più, soprattutto in termini di competenze acquisite, da acquisire e da trasferire ai giovani: «Abbiamo riflettuto sui dati e il piano nazionale per scuole digitali dovrà mettere al centro le competenze dei nostri studenti attraverso le competenze dei nostri docenti. Non sono solo mere abilità tecniche, visto dobbiamo essere consapevoli di questioni come i gravi problemi legati all’ambiente. Poi ci sono poi le questioni etiche dell’intelligenza artificiale, su cui occorre avere consapevolezza e competenze, essendo il futuro». Dunque, anche il corpo docenti deve essere formato affinché trasferisca ai più giovani quei tasselli iniziali per essere pronti ad affrontare il mondo (anche lavorativo) del domani: «C’è un problema enorme per tutti i paesi dell’Unione Europea: un recente rapporto di Euridice ci dice che i docenti di tutta Europa non hanno nel loro percorso nessun obbligo di dimostrare se hanno competenze digitali. Non li valutiamo prima, ma poi. Il problema l’Ue lo sta affrontando costruendo un framework europeo: 21 competenze divise in varie aree che puntano a innalzare le competenze degli strumenti. C’è poi uno strumento auto-valutativo, il Selfie for teachers, che assumeremo anche in Italia: abbiamo preso l’idea di indurre e supportare il docente nell’autoanalisi delle sue competenze. A partire di quelle, lo accompagniamo nel farle progredire».  

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