La regola di Twitter che Trump non può aggirare avendo accettato i termini di servizio nel 2009

Nella causa Trump a Twitter il giudice della Florida gli ha comunicato che deve essere sentito in California, così come stabilito dal regolamento della piattaforma

28/10/2021 di Ilaria Roncone

Donald Trump ha fatto causa a tutte le maggiori piattaforme social, quelle che dopo l’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio hanno bloccato i suoi account e si sono presi del tempo per valutare se le sue azioni abbiano incitato all’odio (soprattutto per la disinformazione fatta nell’ambito delle elezioni rubate e per il conseguente incitamento alla violenza continuando su quella linea). Per la causa Trump Twitter un giudice federale della Florida ha stabilito che Trump deve essere sentito in California secondo le regole che ha accettato nel 2009, quando – da privato cittadino – ha creato il suo profilo Twitter. Questo vuol dire, in sostanza, che Trump non può aggirare le regole di Twitter e che la sua richiesta al giudice federale della Florida di riattivare il suo account Twitter non può essere assecondata.

LEGGI ANCHE >>> Mastodon valuta azioni contro il social di Trump: sarebbe una copia che viola la licenza

Causa Trump Twitter, l’ex presidente non può aggirare le regole accettate

Per costringere Twitter a restituirgli il suo account Donald Trump deve essere sentito da un giudice in California. Lo ha stabilito il giudice distrettuale di Miami Robert Scola Jr. poiché l’ex presidente, essendosi iscritto nel 2009, quando ha creato il suo @realdonaldtrump da privato cittadino ha accettato la clausola che impone alle cause mosse contro la società di essere portate davanti alla corte federale della California del Nord.

Non vale nulla, dunque, il fatto che sia stato presidente Usa, come si legge nelle tredici pagine di sentenza: «L’ex status di Trump come presidente degli Stati Uniti non preclude l’applicazione della clausola di selezione del foro», si legge su The Hill. L’avvocato di Trump non si è detto sorpreso rispetto a questa sentenza, considerato che un altro giudice precedentemente ha fatto la stessa cosa per la causa di Trump a Youtube (anch’essa trasferita alla corte federale della California). Rimane attiva in Florida una causa di Trump contro Facebook.

La disinformazione sulle elezioni a -73% dopo la sospensione Trump

A mettere sul piatto questi numeri è uno studio di Zignal Labs, che ha mostrato come la disinformazione sulle presunte frodi elettorali nelle presidenziali Usa 2020 sia calata del 73% dopo la sospensione da Twitter e altre piattaforme di Trump e di altri account legati alla sua sfera. Si rimane in attesa, dunque, che la causa avviata dal tycoon lo scorso luglio continui ad essere discussa in California – che intanto ha creato un nuovo social suo che, tra le altre cose, è stato già violato -.

Share this article