La storia del profilo TikTok per “denunciare” le borseggiatrici di Venezia

L'associazione-comitato utilizza i canali social per pubblicare video in cui si "grida" contro chi ruba tra le calli (e non solo) della Serenissima. I filmati sono diventati virali, ma è legale pubblicare i volti delle persone e condividerli?

21/07/2023 di Enzo Boldi

C’è un profilo TikTok (con spin-off anche su Instagram e Facebook) diventato virale nel corso delle ultime settimane. È quello dell’Associazione Comitato CND, con questa sigla che non è altro che l’acronimo di “Cittadini non distratti“. Questi profili (perché ne sono stati creati diversi a mo’ di riserva, viste le policy dei social) pubblicano a cadenza quotidiana video in cui vengono mostrati i volti delle borseggiatrici di Venezia, ovvero di quelle persone che sfruttando la calca sui mezzi pubblici e nelle strette calli della Serenissima, riescono a sottrarre – soprattutto ai turisti – portafogli o altro.

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Un problema comune anche ad altre città a forte trazione turistica (come Roma, Milano e Firenze), ma non solo. Spesso e volentieri, infatti, trasmissioni televisive come Striscia La Notizia ha mostrato le immagini di uomini e donne (anche giovanissimi) all’azione a bordo dei vagoni e dei corridori delle metropolitane. Oggi, però, la storia delle borseggiatrici Venezia ha un impatto ben diverso, ancor più virale.

Borseggiatrici Venezia, il caso del profilo-denuncia su TikTok

I video pubblicati sul canale principale TikTok hanno ricevuto milioni di visualizzazioni e incitamenti, da parte dei cittadini, a proseguire nel loro “lavoro” di denuncia. Anche su Instagram e Facebook la situazione è analoga, ma meno “virale”. A rendere famoso l’intento di questo comitato, però, non è solamente il tentativo di denuncia di un fenomeno diffuso, ma anche le modalità con cui avvengono buona parte delle riprese: quella voce fuori campo (ovvero di chi ha in mano lo smartphone) che inizia a urlare frasi come «Attenzione, borseggiatrici! Attenzione, borseggiatori! Attenzione, pickpocket!». La voce della maggior parte dei filmati appartiene a Monica Poli, consigliera di municipalità (eletta con la Lega) di Venezia.

Le frasi diventate un cult

Dunque, la viralità di queste denunce – molto borderline per via della diffusione di volti di personaggi non pubblici, senza consenso, come previsto dalla legge – arriva più che altro da quel fenomeno “vocale” e da quel frasario che – lentamente – è entrato nella vulgata comune dei social. Quelle frasi urlate mentre si riprendono, nella maggior parte dei casi, borseggiatrici a Venezia (non nel momento della sottrazione dei beni) in giro per le strade alla ricerca di vittime, hanno dato una spinta all’operato di questa associazione-comitato nato quasi 30 anni fa. Dunque, un qualcosa di molto lontano nel tempo, ma che solo ora ha conquistato un’attenzione mediatica. Nel monografico di oggi di Giornalettismo proveremo a capire l’entità di questo fenomeno, ma anche tutti i risvolti (anche dal punto di vista legale e delle policy social) del condividere “a mo’ di denuncia” video con i volti di persone, senza consenso. Un argomento che può sembrare scomodo, ma che ha dei riflessi importanti in termini di privacy.

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