La capogruppo M5S al Senato Floridia: «C’è timore che i 35 milioni per l’interconnessione delle scuole siano stati accantonati»

Si trattava di una cifra già predisposta per il 2022, di cui però non c'è traccia. L'interrogazione del M5S è stato il primo passo, ma è aperto il dibattito sulla digitalizzazione della scuola

02/01/2023 di Gianmichele Laino

L’interrogazione al Senato di cui Giornalettismo vi ha parlato sullo stanziamento dei 35 milioni di euro per la rete di interconnessione nel mondo della scuola italiana, volta a favorire la digitalizzazione dell’istruzione – sia per la didattica, sia per la sua amministrazione – rivela una verità che potrebbe apparire scomoda e che potrebbe mettere in discussione parte delle iniziative dell’attuale governo a proposito della transizione digitale. Il tutto nonostante le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno sull’importanza dello sguardo alla modernità e all’innovazione. La disposizione di legge che incrementa il Fondo per lo sviluppo e la coesione ha previsto successivamente la realizzazione di una piattaforma per l’interconnessione nazionale dell’istruzione, con 35 milioni di euro stanziati per il 2022, 45 milioni di euro per il 2023 e 55 milioni di euro per il 2024. La piattaforma si rende necessaria per tutta una serie di motivazioni: dalla necessità di assicurare il coordinamento delle piattaforme, dei sistemi e dei dati tra scuole, uffici scolastici regionali e ministero, passando per l’omogeneità nell’elaborazione e trasmissione dei dati e per il corretto funzionamento della didattica digitale integrata, fino ad arrivare alla realizzazione e alla gestione dei servizi connessi a tutte queste attività. A quanto pare, però, i 35 milioni stanziati per il 2022 non sono stati destinati a questo scopo.

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Barbara Floridia e la questione aperta sui fondi destinati alla digitalizzazione nella scuola

In un momento storico in cui, ad esempio, dal punto di vista amministrativo la scuola deve fare i conti con un errore dell’algoritmo che ha stravolto le assegnazioni delle supplenze (con tutte le polemiche del caso), sarebbe stato opportuno – nel dettaglio – avere un coordinamento più forte per la trasmissione dei dati tra scuole, uffici scolastici e ministero. Così come, per favorire un migliore apprendimento in determinati settori, l’utilizzo di piattaforme digitali che garantiscano la sovranità del dato senza far ricorso agli strumenti di Google e di Microsoft (che spesso entrano nel mirino del Garante della Privacy proprio per la mancata rispondenza, nel trasferimento dei dati stessi, al GDPR) sarebbe auspicabile. Invece, al momento tutto tace. Nonostante lo stanziamento dei fondi.

«Il timore che questi 35 milioni di euro siano stati accantonati – dice a Giornalettismo Barbara Floridia, capogruppo al Senato del M5S e già sottosegretario all’Istruzione nella passata legislatura – c’è. Per questo abbiamo chiesto al ministro se sia stata emanata la delibera di assegnazione, se sia stato definito un cronoprogramma e quali siano gli interventi previsti. La digitalizzazione e l’innovazione sono assi strategici del PNRR: dobbiamo ridurre il divario del nostro Paese con gli altri Stati europei, anche dotando le scuole di tecnologie strutturali. L’auspicio che questo governo non disperda l’immenso lavoro messo in campo su questo fronte nella scorsa legislatura, con il Movimento 5 Stelle in primissima linea. Purtroppo le premesse, dal POS allo Spid, lasciano vedere un orientamento contrario all’innovazione che mette a rischio gli sforzi messi in campo dall’Italia negli anni scorsi».

Nella passata legislatura, da questo punto di vista, era stato importante anche il lavoro dell’allora senatrice Maria Laura Mantovani che oggi – dopo la presentazione dell’interrogazione – ricorda: «Il sospetto è che quei fondi siano stati messi da parte: è vero che erano stati assegnati da una formazione parlamentare diversa da quella di oggi e che anche al governo c’erano persone diverse: il problema è proprio il passaggio delle consegne. Si sono persi lungo la strada queste assegnazioni: i soldi sono ancora lì, ma nessuno lo sa. Sospettiamo che al governo non sia chiaro che questi fondi ci sono e che hanno delle destinazioni precise».

Eppure, sarebbe importante per il nostro Paese, usufruire di queste finanze, soprattutto per colmare il gap nella digitalizzazione della scuola con altri stati europei. «Sicuramente c’è un gap da colmare, è indiscutibile – spiega a Giornalettismo la capogruppo M5S al Senato -. È questo il motivo principale per cui abbiamo stanziato risorse ad hoc con il PNRR e con il piano “RiGenerazione Scuola” che ho promosso quando ero sottosegretaria all’istruzione. Sono inoltre molto soddisfatta di aver fatto inserire l’educazione digitale, insieme a quella civica, nei programmi scolastici. La formazione però deve riguardare anche il personale docente, in un dialogo virtuoso con gli studenti: impedire l’utilizzo di smartphone senza puntare in alcun modo su un utilizzo consapevole del digitale è una strada limitante e anacronistica».

I limiti della mancata digitalizzazione delle scuole anche in questioni amministrative

Limitante e anacronistico è anche il fatto di non poter correggere, in maniera unanime e coordinata, una materia così delicata dal punto di vista amministrativo com’è la nomina dei supplenti nelle scuole. A volte, ad esempio, le rinunce arrivano in tempo non sufficiente per assegnare la seconda convocazione a una persona che ne avrebbe titolo, ma che ha accettato una posizione in un’altra cattedra più scomoda. Altre volte ci sono carenze nei dati e quindi le persone a cui mancano dati restano indietro. Si tratta di errori legati a modalità e tempi diversi rispetto a quelli con cui viene eseguita la procedura: «Al netto delle maggiori risorse – conclude Barbara Floridia -, è proprio il sistema dell’algoritmo che deve essere rivisto integralmente perché ha creato molti più problemi di quelli che si prometteva di risolvere. A fare le spese di questo caos sono non solo i supplenti, ma l’intero sistema scolastico».

Nel frattempo, un grande punto interrogativo continua a permanere sulla destinazione dei 35 milioni di euro. Come fanno notare le fonti del M5S che abbiamo consultato, l’interrogazione è stata costruita in modo tale da poter ottenere una risposta nel minor tempo possibile, visto che richiede una risposta orale in commissione da parte degli esponenti dell’esecutivo. Insomma, se il ministro Valditara volesse, potrebbe esprimersi in breve tempo, senza aspettare la calendarizzazione in aula. È da approfondire, invece, se questi fondi – disponibili per il 2022 – siano recuperabili nel 2023.

Foto IPP/spgr/Paolo Giandotti – Roma

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