Roger Waters sull’arresto di Assange: “Un’intimidazione globale. Mi vergogno di essere inglese”

Dopo aver preso più volte posizione a favore di cause scomode e controverse, Roger Waters ora torna a dire la sua anche sull’arresto di Julian Assange, avvenuto la scorsa settimana fuori dall’ambasciata dell’Ecuador, a Londra. E le sue parole non sono certo diplomatiche. L’ex bassista e anima dei Pink Floyd, intervistato da Russia Today,  fa sapere di essere rimasto “agghiacciato”dalla dinamica che ha portato all’arresto del fondatore di Wikileaks. «Sapere che il Regno Unito è diventato un così volenteroso complice e satellite dell'”Impero americano” tanto da realizzare cose del genere, in aperto contrasto con le leggi e con le restrizioni etiche e legali è scioccante e mi fa vergognare di essere inglese» ha incalzato il musicista.

Roger Waters: l’arresto di Julian Assange è un’intimidazione globale

«Abbiamo bisogno delle informazioni sulle operazioni oscure, e sui misfatti che i nostri governi portano avanti a nostra insaputa» ha continuato la rockstar «e Julian Assange, insieme a Chelsea Manning ed Edward Snowden, sono degli eroi che ci hanno permesso di accedere a parte della conoscenza che le superpotenze volevano tenere segreta. In paesi che si definiscono democrazie questa è una cosa che viene fatta per la gente, non per i potenti». E l’ex leader dei Pink Floyd ne ha anche per i giornalisti che hanno attaccato Assange: “Lo hanno fatto solo per mantenere il posto di lavoro, sono gli stessi che hanno comprato la narrativa sul Venezuela: se esprimono giudizi contro la narrativa dominante la loro carriera è a rischio. Assange stava cercando di rendere disponibile la verità per le masse: e questo non sarebbe giornalismo?”.

E l’intervento, fin troppo accorato finisce con un appello, l’invito a non estradare il fondatore di Wikileaks negli USA: «Se permetteremo che il Regno Unito estradi Assange negli USA, è quasi sicuro che gli americani lo torturino e lo incarcerino per il resto della sua vita» avverte il musicista che conclude affermando come tutto questo sia in realtà una “gigantesca lezione globale” per spaventare i prossimi che proveranno a sfidare il sistema di censura e ommissioni delle superpotenze mondiali.

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