Se Destra e Sinistra ricompaiono al tempo delle elezioni

Le prime avvisaglie si erano già avute molto tempo fa, ad esempio con le polemiche che erano seguite all’approvazione del cosiddetto reddito di cittadinanza, ma le piccole frizioni non avevano allontanato eccessivamente i partiti di governo. In particolare il M5S si è sempre mostrato pronto e  compatto a difendere spesso l’indifendibile, ovvero le “scorribande mediatiche” del nostro ministro dell’Interno nella gestione dei migranti,  l’approvazione di provvedimenti controversi come la “legittima difesa”, fino alla mancata autorizzazione a procedere sul caso “Diciotti”: una vicenda che rappresenta un vero e proprio “vulnus” per i principi e la filosofia dei pentastellati. Ora però la musica sta rapidamente cambiando: da Verona in poi si moltiplicano gli screzi tra Di Maio e Salvini e in generale tra l’ala leghista e quella pentastellata, con una contrapposizione che richiama a grandi linee quel vecchio schema “destra-sinistra” che i due partiti post-ideologici avevano dichiarato esaurito. Ma le cose stanno davvero così?

Destra, sinistra o marketing elettorale?

L’impressione è che nel quartier generale pentastellato abbiano cominciato a fiutare attentamente i sondaggi elettorali e ad agire di conseguenza, contrapponendosi sistematicamente a Salvini su temi di principio. Scopriamo così il vicepremier Di Maio ritiene che Lega a Verona “festeggia il medioevo”, che Salvini e soci siano di ultra-destra e che in Europa siano alleati nientemeno con persone che “negano l’olocausto”.

Una contrapposizione che non si è fermata nemmeno davanti al 25 aprile, con il ministro Salvini che non sfilerà nella manifestazione della Liberazione e Di Maio, che dice al contrario di “stare con i partigiani”. E cosa dire delle infinite polemiche sulla Flat Tax (fortemente voluta dall’area leghista) e sul reddito di cittadinanza? Sulla questione della TAV e degli inceneritori, partita che ha visto negli scorsi giorni un piccato scambio di battute tra Salvini e il ministro dell’Ambiente Costa?

L’impressione è che però, piuttosto che trovarci di fronte a scontri ideologici reali, ci si trovi di fronte e una contrapposizione funzionale ad accaparrarsi voti alle prossime europee. Nel caso dei pentastellati quello di puntare su un elettorato più di “sinistra” e più idealista, inseguendo così i militanti della prima ora e tutti quelli che si sono disamorati del movimento, logorato da un anno di alleanza con Salvini. Nel caso della sponda leghista c’è la necessità di ammiccare alle frange più estremista e e conservatrici dell’elettorato, senza però aderire pienamente alle istanze che rappresentano, come del resto Salvini ha fatto intendere a Verona.

Perché destra e sinistra saranno anche concetti superati, ma se serve anche le ideologie possono diventare marketing elettorale; componente fondamentale, finora, di questo governo “gialloverde”.

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