Era nel destino di Alberto Bettiol vincere il Giro delle Fiandre

Hai una sola opzione quando ti presenti al cospetto del Giro delle Fiandre. Ed è quella di toglierti il caschetto in segno di rispetto di fronte alla classica monumento, come dicono quelli bravi. Invece, Alberto Bettiol ha scelto di ignorare la tradizione e di offrire il suo lato guascone di ragazzo cresciuto a Poggibonsi, tra i saliscendi della Toscana, a questa corsa che si disputa, ormai da 106 anni. È stato lui a vincere l’edizione 2019 della Ronde, ben 12 anni dopo Alessandro Ballan, l’ultimo italiano a conquistare un trofeo che agli italiani ha sempre sorriso (non a caso, siamo la seconda nazione nell’albo d’oro, dopo i padroni di casa del Belgio).

Lo scatto decisivo di Alberto Bettiol

AB, Alberto Bettiol. AB, proprio come Alessandro Ballan, in cabina di telecronaca per la Rai, che non ha saputo reggere all’emozione quando ha visto l’uomo della Education First alzare le braccia sul prestigioso traguardo. Bettiol ha stracciato la concorrenza su una delle ascese chiave dell’olimpo del ciclismo, il vecchio Kwaremont.

Qui, dove anche le telecamere sulle motociclette tremano, a causa delle sconnessioni del pavé, con l’ulteriore difficoltà delle pendenze proibitive, Bettiol ha dato il via alla sua progressione decisiva, nel corso della quale non si è mai girato, se non per dare occhiate fugaci ai suoi avversari. Ha smesso di pedalare solo negli ultimi dieci metri, quando tutti avevano visto ciò a cui nessuno avrebbe mai creduto.

Chi era Alberto Bettiol prima di diventare l’italiano che ha vinto il Fiandre

Eppure, era nel destino di Alberto Bettiol vincere il Giro delle Fiandre. Forse lo era persino vincerlo in questo 2019, alla sua prima partecipazione e al suo terzo anno tra i professionisti. Lo avevamo visto pedalare benissimo alla Milano-Sanremo, nel gruppo dei migliori, anche ai piedi del Poggio. Gli uomini che sono arrivati davanti, lui compreso, erano quelli con la condizione giusta per questo avvio di stagione. Nella corsa italiana, nel finale, ci voleva lo spunto dello sprinter. Bettiol non ce l’ha ancora, mentre invece ha una forza impressionante nei polpacci.

Quella che permette di domare le ascese finali. Un po’ come avvenuto due anni fa al Tour de France, quando arrivò quinto nella terza tappa. Una frazione che, per altimetria, ricordava molto vagamente il finale del Giro delle Fiandre. In quella circostanza, arrivò dietro a Peter Sagan e a Michael Matthews, due mostri sacri che nelle classiche del nord hanno sempre detto la loro. Bettiol finisce, per bravura e per destino, nell’olimpo del ciclismo. Ora che ha iniziato a vincere le corse importanti, sarà dura fermarlo.

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