Cosa c’è da sapere sul voto contrario di Giulia Sarti all’emendamento contro il revenge porn

Ci sono alcune cose che, in rete, vengono ingigantite oltre misura. E arrivano, poi, a essere infamanti sulla persona che viene descritta in alcune situazioni. Ancora una volta ci troviamo nella condizione di spezzare una lancia in favore di Giulia Sarti. Non ha senso attaccarla per il suo voto contrario all’emendamento, proposto dalla minoranza, sul revenge porn che ieri, nel corso della discussione sulla proposta di legge denominata Codice Rosso, era stato bocciato per soli 14 voti, grazie alla contrarietà della maggioranza di governo formata da Lega e Movimento 5 Stelle.

Giulia Sarti non è contraria al revenge porn

Ovviamente, Giulia Sarti ha votato seguendo le indicazioni del suo partito. Non un voto contro un provvedimento sul revenge porn, ma un voto politico: contemporaneamente, il Movimento stava presentando una propria proposta di legge sul revenge porn in Senato. I pentastellati, compresa Giulia Sarti, non sono contrari al tema, ma vogliono discutere il provvedimento dal loro punto di vista, portando in aula una proposta di legge con la loro firma.

Una linea che, tra l’altro, è stata smentita anche da Luigi Di Maio che ha annunciato, per martedì, il voto favorevole del Movimento 5 Stelle all’emendamento delle minoranze per introdurre il reato di revenge porn. Tuttavia, attaccare Giulia Sarti per il suo voto contrario al revenge porn significa sempre prendersela con i più deboli. La deputata, infatti, non ha fatto altro che seguire la linea che il Movimento 5 Stelle aveva scelto. Che, lo ribadiamo, non era quella della contrarietà al revenge porn, ma quella di scegliere di affrontare il tema in un altro frangente.

Giulia Sarti ha votato seguendo le indicazioni del suo Movimento

Eppure, sui social network stanno attaccando Giulia Sarti per il suo voto, in quanto vittima di revenge porn in passato. Nel 2013, infatti, la deputata del Movimento 5 Stelle fu costretta a rivolgersi ad Andrea Bogdan Tibusche per rimuovere alcune foto intime diffuse in rete senza il suo consenso. Foto che, tra l’altro, negli ultimi giorni – in virtù della storia dei mancati rimborsi ai pentastellati – sono di nuovo tornate in circolazione.

La stessa Giulia Sarti ha motivato così il mancato voto all’emendamento: «In virtù di quel che ho passato, io così come molte altre donne purtroppo, ci tengo a sottolineare che il caso in questione, cosiddetto ‘Revenge porn’, discusso in queste ore nell’ambito del Codice Rosso, non può certo risolversi attraverso l’approvazione di un mero emendamento – ha scritto la deputata su Facebook -. Al contrario, la materia è talmente delicata da richiedere un ampio dibattito non solo parlamentare, bensì giuridico-sociale, volto dapprima a coinvolgere esperti, vittime, famiglie, analisti, giuristi e tutte le varie artcolazioni dello Stato competenti come la Polizia postale e delle comunicazioni.
È un tema importantissimo, una sua seria regolamentazione non può rischiare di nascere monca».

FOTO: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

Share this article