Brexit, Theresa May baratta le dimissioni con l’approvazione dell’accordo

Theresa May ha confermato dinanzi alla Camera dei Comuni una voce che già si era diffusa nei corridoi di Westminster: in cambio dell’approvazione dell’accordo stipulato con Bruxelles per la Brexit, darà le dimissioni dalla carica di primo ministro. Una mossa disperata per cercare di portare dalla sua parte anche i suoi più ferrei oppositori.

Brexit, Theresa May baratta le dimissioni con l’approvazione dell’accordo

Quello che è pronta a pagare Theresa May per far approvare l’accordo stipulato per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea è un prezzo salatissimo. Pur di ottenere il sostegno nel testo, è disposta a dare le dimissioni, a sacrificarsi in prima persona. «Ho udito con chiarezza l’umore del partito. So che c’è il desiderio di un nuovo approccio e di una nuova leadership nella seconda fase della Brexit – ha dichiarato nel suo intervento il primo ministro –  Sono pronta a lasciare questo posto prima di quando intendessi, per il bene della nazione e del partito».

La domanda è ora se i suoi oppositori saranno disposti ad accettare ile testo in cambio della testa del primo ministro. Un testo che è stato bocciato due volte, che non sembra soddisfare nessuno, che non risolve la questione del backstop irlandese. Ma che potrebbe dare ai Tories ribelli l’opportunità di cambiare il vertice del partito. Ma la parola fine non è solo di competenza tory: sarà decisivo anche il parere del Dup, ovvero di quei 10 parlamentari che, sebbene siano una manciata, sono determinanti per la maggioranza del governo.

I possibili scenari

Ormai Theresa May si è impegnata di fronte a Westminster a lasciare la carica del partito e farsi Das parte, per permettere ad una nuova leadership di guidare la seconda fase della brexit, ovvero i due anni in cui si definiranno una volta per tutte i legami con il vecchio continente.  L’accordo però sarà presentato alla Camera dei Comuni non prima di venerdì: prima verranno votato gli emendamenti non vincolanti che riguardano la possibilità di una soft Brexit, ovvero di un divorzio mantenendo l’unione doganale o la presenza nel mercato comune, la possibilità di indire bin secondo referendum, andando incontro alle richieste della marcia di sabato, o la revoca in toto della Brexit, come richiesto da una petizione che ha già raccolto 6 milioni di firme. Non essendo emendamenti proposti dal governo, non è detto che abbiano un seguito concreto, ma saranno sicuramente i preliminari della discussione alla fine di questa settimana da incubo per Theresa May.

(credits immagine di copertina : © Tim Ireland/Xinhua via ZUMA Wire)

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