Stupro a Catania, quell’ora e quarantacinque minuti di richieste d’aiuto inascoltate

27/03/2019 di Redazione

Ore 23.12. Dal cellulare della ragazza americana vittima di uno stupro di gruppo a Catania parte un primo messaggio diretto a un suo amico: «Io sto male, aiuto me». Qualche minuto dopo, la giovane donna di 19 anni, invia ancora un altro WhatsApp, questa volta è un vocale. Si sente la voce di uno dei suoi violentatori dire in siciliano: «Compare, te la posso dire una cosa? A chidda ma isu iu». Poi altre richieste d’aiuto, infine addirittura la sua posizione: il lungomare di Catania, all’altezza del Caito. Un luogo appartato e nascosto da tutti, usato spesso dalle coppie che vogliono un po’ di privacy.

Stupro Catania, un’ora e 45 di richieste d’aiuto inascoltate

Tutti questi messaggi erano stati inviati a un amico della ragazza americana, l’unica persona di cui pensava di potersi fidare. E invece non è andata così. Il ragazzo ha prima risposto che non capiva le parole della sua amica, poi ha trovato la più banale delle scuse: «Non ho la macchina, non posso raggiungerti». Eppure, in poche parole, ha assistito in diretta alla violenza sessuale. Alla fine della serata, la ragazza americana gli invia un sms: «Ora ti odio davvero».

Fa anche il suo nome alle forze dell’ordine. La sua testimonianza viene registrata dal pubblico ministero che si sta occupando del caso: «I richiami d’aiuto si sono susseguiti in un arco di ben un’ora e 45 minuti» – ha scritto nell’ordinanza il giudice delle indagini preliminari Simona Ragazzi. La giovane ha provato ad allartare anche i soccorsi: il 113 e il 911 americano. Ma a quel punto, i suoi violentatori si erano accorti che aveva con sé il telefono e glielo toglievano ogni volta che provava a chiamare i soccorsi.

Stupro Catania, come è stata portata via di forza da un locale della città

Eppure, sembravano dei bravi ragazzi. Le si erano avvicinati al bar, mentre lei si trovava in compagnia di un’amica. La 19enne aveva anche inviato dei video a delle sue conoscenti mentre era in loro compagnia. Poi, in poco tempo, quella che sembrava una innocente chiacchierata tra giovani si è trasformato nel suo incubo peggiore. I suoi violentatori hanno provato anche a farle fumare della marijuana, ma lei si era rifiutata. A quel punto, è stata portata via con la forza. Tutto documentato dal telefonino e dalle sue urla disperate a un amico che non ha raccolto la sua richiesta d’aiuto.

Oggi, la vicenda è stata commentata anche dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, che – dopo un lungo silenzio nella giornata di ieri – ha fatto conoscere la propria opinione in merito alla vicenda: «Per i vermi violentatori di Catania, che hanno stuprato una turista, nessuno sconto: certezza della pena e castrazione chimica!».

FOTO: ANSA/CARABINIERI

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