Assolto l’ex portiere Paoloni. Dall’accusa contro di lui partì l’inchiesta sul Calcioscommesse

26/03/2019 di Enzo Boldi

Era stato il cosiddetto ‘casus belli’, quello che aveva scoperchiato il vaso di Pandora del nuovo scandalo Calcioscommesse in Italia. Ora però, dopo oltre otto anni, tutte le accuse nei confronti di Marco Paoloni sono decadute e la sentenza lo scagiona perché il fatto non sussiste. In attesa delle motivazioni, che saranno pubblicate entro 90 giorni (come da prassi), l’ex portiere della Cremonese ha visto crollare il castello accusatorio nei suoi confronti che per anni lo ha dipinto come uno stratega in grado di mettere a repentaglio la salute dei suoi compagni di squadra solamente per un tornaconto economico personale.

L’avvocato Luca Curatti, che ha difeso l’ex calciatore durante il lungo processo, ha spiegato che non era ipotizzabile l’accusa in base all’articolo 440 del codice penale di cui Marco Paoloni ha dovuto rispondere in tribunale: «Chiunque corrompe o adultera acque o sostanze destinate all’alimentazione, prima che siano attinte o distribuite per il consumo, rendendole pericolose alla salute pubblica, è punito con la reclusione da tre a dieci anni». Questo reato, infatti, è contestabile solamente alle aziende che vendono o mettono in circolazione delle sostanze nocive al pubblico. Una fattispecie di reato che, dunque, non poteva essere applicata al caso Paoloni, che poi portò alla maxi-inchiesta sul Calcioscommesse.

L’accusa (caduta) nei confronti di Marco Paoloni

L’ex portiere della Cremonese Marco Paoloni era stato accusato di aver riempito le bottigliette d’acqua dei compagni di squadra con il Minias (un medicinale per aiutare chi soffre di insonnia, aiutando a conciliare il sonno) per truccare la partita Cremonese – Paganese.  L’episodio risale al 14 novembre 2010 e diede il via all’inchiesta sul Calcioscommesse che l’anno successivo portò all’arresto di giocatori di serie A e serie B.

I nomi noti coinvolti nel Calcioscommesse

Da quel giorno iniziarono le intercettazioni che squarciarono il velo del mondo del calcio in Italia, con il coinvolgimento di diversi nomi noti della Serie A (e serie inferiori) nelle vicende legate al filone del Calcioscommesse. Nel mirino della giustizia sportiva e di quella ordinaria finirono gli ex capitani dell’Atalanta, Cristiano Doni, e della Lazio, Stefano Mauri, e l’ex bomber della Nazionale, Giuseppe Signori. Tutti e tre furono anche rinchiusi in carcere per diversi giorni.

(foto di copertina: ANSA / RAFFAELE RASTELLI)

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