Perché l’approvazione della normativa sul Copyright è una buona notizia

Partiamo dal primo dato di fatto. Il Parlamento europeo di Strasburgo, dopo un lungo iter tormentato durato più di sei mesi, ha approvato in via definitiva la direttiva europea sul Copyright. Ci sono stati 348 voti a favore, 274 no e 36 astenuti. La norma era stata approvata una prima volta nel mese di settembre, ma successivamente erano stati trovati degli accordi per mitigare alcuni punti. Gli elementi salienti riguardavano quelli che, originariamente, erano gli articoli 11 e 13 del provvedimento che, nel nuovo testo, sono diventati gli articoli 15 e 17.

Copyright, cosa cambia dopo l’approvazione della direttiva

I cambiamenti più significativi apportati da questa riforma del diritto d’autore a livello europeo – ma con ovvie ripercussioni mondiali, data l’ingerenza dei Big Tech come Facebook e Google – riguardano due aspetti principali. Si tratta di due norme che rendono più stringente e invasivo il concetto di copyright nelle condivisioni sui social network e sulle altre piattaforme di aggregazione. A essere colpiti, infatti, saranno soprattutto i giganti del web che, stando alla direttiva del Parlamento europeo, dovranno attuare delle norme più stringenti in materia di diritto d’autore e dovranno riconoscere un adeguato compenso a chi produce contenuti in rete.

I due punti cruciali della riforma del Copyright

Sono due i punti cruciali della riforma: il primo è che le Big companies dovranno verificare in maniera più attenta i contenuti inseriti. Esempi pratici: non potranno essere caricate su Youtube (ma anche su Facebook o su altri social network) delle canzoni coperte dal diritto d’autore senza che queste ultime siano state in qualche modo modificate. Da qualche tempo a questa parte, i giganti dell’online avevano già studiato delle contromisure per rendere il controllo su questi contenuti più efficace – e la presenza di servizi come Spotify o come lo stesso YouTube Music aveva reso l’operazione tutto sommato più alla portata.

Il secondo aspetto riguarda la produzione di contenuti che, fino a questo momento, era stata sfruttata dai grandi player come Google e Facebook «a spese» dei piccoli editori. Servizi come Google News, ad esempio, si servono dei contenuti di qualità di siti di informazione per proporre agli utenti i vari feed. I piccoli editori ci guadagnavano quasi esclusivamente in termini di maggiore visibilità. Ora questo non sarà più possibile senza trovare un accordo di natura economica con gli editori che producono informazione.

Le bufale diffuse sulla normativa sul Copyright

Vanno chiariti, poi, alcuni aspetti tecnici. Si è diffusa la fake news, alimentata a volte dagli stessi attori in campo, della morte di Wikipedia o quella della cosiddetta Link Tax. Nel primo caso, si paventava la fine del servizio di enciclopedia open source. Ma è bene ricordare che le normative del diritto d’autore non valgono per i servizi senza scopo di lucro, proprio come Wikipedia. Con il termine Link Tax, invece, si indicava un presunto esborso economico per ogni link – sui social media, ad esempio – relativo a quei contenuti editoriali che da questo momento in poi saranno coperti da copyright. Anche in questo caso, ovviamente, la notizia è stata travisata, dal momento che la normativa non prevede nulla di tutto questo.

Quali sono i passaggi da fare per rendere esecutiva la direttiva sul Copyright?

C’è, infine, l’aspetto delle tempistiche di attuazione di questa nuova formulazione del concetto di copyright. Si è scelta la formula della direttiva europea – uno dei provvedimenti che il Parlamento UE può adottare -: per questo motivo, saranno i singoli Paesi a recepirla. Il principio resterà lo stesso, ma le modalità con cui questa direttiva entrerà a far parte delle leggi che regolano ciascuno Stato membro saranno diverse. Forse, sta proprio qui l’insidia principale della normativa sul Copyright.

FOTO: CLAUDIO ONORATI – ANSA – KRZ

Share this article
TAGS