Brexit, passa l’emendamento che scavalca Theresa May

Il parlamento britannico avrebbe dovuto votare mercoledì, secondo gli ultimi accordi stretti con la Ue, il nuovo testo proposto da Theresa May per la Brexit. Ora però è d’obbligo il condizionale: nella sera di lunedì è infatti passato un emendamento che, ancora una volta, scompiglia le carte sul tavolo.

Brexit, passa l’emendamento che scavalca Theresa May

La priorità del voto di mercoledì non sarà più il testo sottoposto da Theresa May, ma “i piani alternativi”. L’emendamento, porporato da due tory dissidenti, Oliver Letwin e Dominic Grieve, insieme ad un laburista, è passato con 329 voti favorevoli e 302 contrari. Cosi facendo, Westminster cerca di riprendere il controllo del timone. Pur di non dover ratificare o bocciare per la terza volta il testo proposto dal primo ministro, spesso accusata di aver presentato sempre la stessa tipologia di accordo senza fare mai modifiche sostanziali, la Camera si è appropriata della funzione solitamente del governo di decidere l’agenda delle votazioni. Proprio perché non si tratta di votazioni proposte dal governo, non si tratta di votazioni vincolanti.Theresa May ha infatti commentato che «non assicuro di tenerne conto se questi andranno contro il risultato del referendum del 2016». Saranno probabilmente tre le opzioni che verrano discusse: il piano elaborato da Jeremy Corbyn che prevede l’unione doganale permanente, il modello norvegese o persino un nuovo referendum.

Brexit, passa l’emendamento e i ministri si dimettono

L’approvazione dell’emendamento ha avuto delle conseguenze immediate, portando tre sottosegretari a dare le dimissioni: è infatti convenzione che i membri del governo non votino mai contro di esso. Si tratta del sottosegretario Richard Harrington, che ha votato favorevolmente il testo andando contro la volontà del governo, Alistair Bury, sottosegretario agli Esteri, e Steve Brine, sottosegretario alla Sanità.

(credits immagine di copertina: © Uk Parliament/Jessica Taylor/Xinhua via ZUMA Wire)

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