Elio Lannutti inciampa anche sul tricolore

La storia d’Italia dovrebbe esser nota a chi di professione ha deciso di fare (anche) il politico. Ma il passato, più o meno recente, ci ha insegnato che all’interno del Parlamento non tutti hanno un livello di preparazione adeguato. Spesso e volentieri, però, si tende a celarsi dietro al silenzio. Lo fanno in molti, non il senatore Elio Lannutti. Il presidente onorario dell’Adusbef venerdì pomeriggio ha fornito una versione tutta sua della storia della bandiera italiana. Il classico tricolore riconoscibile in tutto il mondo.

«Prima la bandiera della Repubblica italiana, nata dalle lotte sulle montagne dei partigiani, per liberare l’Italia dalla dittatura, riapparsa sotto mentite spoglie», scrive Elio Lannutti sul suo profilo Twitter, citando un articolo de La Verità sull’invito di Romano Prodi a esporre il vessillo europeo dalle finestre. Tralasciando la chiusura del suo pensiero social – quello in cui fa riferimento a una nuova dittatura che, conoscendo le sue battaglie, è quasi certamente quella ‘delle banche’ – è curioso come il senatore abbia fatto riferimento alla bandiera della Repubblica nata dalle lotte partigiane.

 

Per Elio Lannutti la bandiera italiana è nata «dalle lotte sulle montagne dei partigiani»

In realtà, il tricolore italiano come bandiera dell’Italia – come riporta il sito del Quirinale, quindi una fonte molto attendibile, per usare un eufemismo – «nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, decreta ‘che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco e Rosso, e che questi tre Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti’». L’unità era ancora distante, ma il vessillo tricolore era già il simbolo dell’Italia fin dalla fine del 1800.

Il tricolore simbolo dei moti rivoluzionari

Poi ci fu l’epoca napoleonica, quando proprio il tricolore verde, bianco e rosso divennero il simbolo delle varie battaglie per l’indipendenza e dei moti rivoluzionari per liberarsi dall’occupazione francese. Stesso discorso per il periodo del Risorgimento. Come riporta sempre il sito del Quirinale, «il 23 marzo 1848 Carlo Alberto rivolge alle popolazioni del Lombardo Veneto il famoso proclama che annuncia la prima guerra d’indipendenza e che termina con queste parole: ‘per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell’unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana’».

Fascismo e Costituzione

Poi ci fu la prima guerra mondiale e l’avvento del fascismo, con una legge del 1925 che sancì i modelli della bandiera italiana, con l’inserimento dello stemma della corona reale per i palazzi istituzionali. Finito il secondo conflitto mondiale, si avviò la fase della Repubblica, con l’approvazione (seppure provvisoria) del tricolore. Queste le parole del Presidente della cosiddetta ‘Commissione dei 75’ che ha redatto la nostra Costituzione, Meuccio Ruini: «La bandiera della repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a bande verticali e di eguali dimensioni». Di partigiani, quindi, non si parla espressamente come sostiene Elio Lannutti, anche perché la bandiera italiana ha origini molto più lontane nel tempo.

 

(foto di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI)

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