Luigi Di Maio caccia Marcello De Vito dal Movimento 5 Stelle

20/03/2019 di Enzo Boldi

Luigi Di Maio ha deciso di sua spontanea volontà, senza chiedere al consiglio dei probiviri, di allontanare dal Movimento 5 Stelle Marcello De Vito, il presidente dell’Assemblea capitolina arrestato questa mattina a Roma con l’accusa di corruzione nell’ambito dell’inchiesta che coinvolge il costruttore Luca Parnasi. Il leader M5S ha comunicato la sua decisione attraverso un post sul proprio profilo Facebook.

«Marcello De Vito è fuori dal MoVimento 5 Stelle. Mi assumo io la responsabilità di questa decisione, come capo politico, e l’ho già comunicata ai probiviri – ha scritto Luigi Di Maio nel suo post sui social -. Quanto emerge in queste ore oltre ad essere grave è vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi, a ogni portavoce del MoVimento nelle istituzioni, ad ogni attivista che si fa il mazzo ogni giorno per questo progetto».

«Marcello De Vito non lo caccio io, ma la nostra anima»

«Non è una questione di garantismo o giustizialismo, è una questione di responsabilità politica e morale: è evidente che anche solo essere arrivati a questo, essersi presumibilmente avvicinati a certe dinamiche, per un eletto del MoVimento, è inaccettabile. De Vito non lo caccio io, lo caccia la nostra anima, lo cacciano i nostri principi morali, i nostri anticorpi – prosegue Luigi Di Maio -. Ciò che ha sempre distinto il MoVimento dagli altri partiti è la reazione di fronte a casi del genere. De Vito potrà e dovrà infatti difendersi in ogni sede, nelle forme previste dalla legge, ma lo farà lontano dal MoVimento 5 Stelle».

Di Maio ringrazia la magistratura

Poi il ringraziamento e la richiesta che sia fatta giustizia anche per Marcello De Vito: «Ringrazio la magistratura e le forze di polizia per il lavoro che hanno svolto e che continueranno a svolgere quotidianamente. Ricordo infine che proprio grazie a un provvedimento del MoVimento 5 Stelle, lo Spazzacorrotti, chi viene condannato per questi reati oggi va dritto in galera!»

(foto di copertina: ANSA/FABIO FRUSTACI)

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