Imane Fadil è stata avvelenata con un mix di sostanza radioattive

15/03/2019 di Enzo Boldi

Il timore lo aveva avuto lei stessa al momento del ricovero in ospedale più di un mese fa. Ora la conferma arriva direttamente dagli esami clinici effettuati lo scorso 26 febbraio. Imane Fadil, la donna marocchina considerata una testimone chiave nel processo Ruby-ter, è stata avvelenata. Dopo giorni di sofferenze passate sul letto dell’ospedale Humanitas di Rozzano (in provincia di Milano) è deceduta, portando via con sé quei segreti scottanti che aveva detto di avere sulle cene ad Arcore in compagnia di Silvio Berlusconi. E non solo.

A riportare la notizia è stata l’agenzia Ansa che ha spiegato di aver appreso i risultati degli esami clinici effettuati lo scorso 6 marzo sul corpo di Imane Fadil. Si parla di un «mix di sostanze radioattive» che hanno portato al malore e al lento deperimento della donna fino alla morte sopraggiunta una settimana fa, venerdì 1 marzo. Gli esami tossicologici erano stati disposti lo scorso 26 febbraio dai medici dell’Humanitas di Rozzano ed effettuati in un centro specializzato di Pavia. Gli esiti sono arrivati il 6 marzo – cinque giorni dopo la sua morte – e trasmessi immediatamente dallo stesso ospedale alla Procura di Milano.

L’Ansa: Imane Fadil è stata avvelanato con un mix di sostanze radioattive

« Da quanto si è saputo – scrive l’Ansa -, gli esami tossicologici hanno dato risultati positivi sulla presenza di agenti radioattivi ‘in mix’, sostanze, però, diverse dal polonio. Stando a quanto ricostruito, i medici dell’Humanitas dopo aver effettuato sulla giovane tutti gli esami generali possibili, poiché continuava lo stato di sofferenza e di agonia, il 26 febbraio scorso hanno deciso di disporre accertamenti tossicologici ad ampio spettro, che sono stati effettuati in un centro tossicologico specializzato di Pavia. Il primo marzo la giovane è morta e, da quanto si è saputo, quello stesso giorno sono state sequestrate le cartelle cliniche. Il 6 marzo è arrivato il referto tossicologico che parlava di sostanze radioattive, immediatamente trasmesso dall’ospedale all’autorità giudiziaria».

Il procuratore di Milano, Francesco Greco, aveva già comunicato nel pomeriggio di aver aperto un’indagine per omicidio volontario. Un atto dovuto dal momento che la ragazza, durante il ricovero, aveva confidato a persone a lei vicine il timore di essere stata avvelenata e che una prima analisi delle cartelle cliniche descrive una ‘sintomatologia da avvelenamento’. E la notizia diffusa dall’Ansa confermerebbe questa tesi e giustificherebbe ancor di più il fascicolo aperto dalla Procura.

Dai segreti sul bunga bunga al ricovero all’Humanitas

La 34enne Imane Fadil, insieme a Chiara Danese e Ambra Battilana, era una delle testimoni-chiave del processo Ruby e aveva svelato ai magistrati i dettagli delle cene eleganti ad Arcore e quei famosi ‘bunga bunga’ nelle stanze sfarzose della villa di Silvio Berlusconi. Era ricoverata dal 29 gennaio all’Humanitas di Rozzano e i suoi sintomi – mal di stomaco, nausea, ventre gonfio e dolorante – erano compatibili con un avvelenamento. E proprio quello di essere stata intossicata era il timore della modella marocchina che, durante il mese di agonia trascorso in terapia intensiva e in rianimazione aveva messo il fratello, gli amici e il suo avvocato, Paolo Sevesi, a parte dei dei suoi sospetti.

(foto di copertina: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO)

Share this article