Le previsioni di crescita del governo ci mettono al pari dello Zimbabwe

09/03/2019 di Enzo Boldi

Partiamo da un dato di fatto: il paragone tra Italia e Zimbabwe non si basa sulle previsione fatte alla BCE o dalla Commissione Europea, ma da quella sbandierata ai quattro venti da Giuseppe Conte, Giovanni Tria, Luigi Di Maio e Matteo Salvini in fase di approvazione della tanto discussa Manovra 2019. Si parte da quell’1% che, confrontandolo con la classifica mondiale stilata dall’Onu, piazzerebbe il nostro Paese al sestultimo posto di questa graduatoria, proprio in compagnia dello Stato africano.

E la previsione fatta dagli esponenti del governo italiano sembra anche essere molto ottimistica rispetto a quelle fatte dai ‘burocrati europei’. Per non dare fiato ai sovranisti della prima ora, ai no euro e a tutti quelli affetti dalla sindrome da Calimero, Il Foglio – in un articolo a firma Maurizio Stefanini – spiega come le ottimistiche stime di crescita del 2019 ‘bellissimo’ annunciato da Giuseppe Conte ci piazzino alla stregua di un Paese che è appena uscito da un regime autoritario e da una guerra civile, proprio come lo Zimbabwe.

L’Italia cresce come lo Zimbabwe

È vero che questa classifica ci mette anche nelle stessa posizione – la sestultima – del Giappone, ma nel paese del Sol Levante c’è un grave problema demografico che ha influito sulle previsioni di crescita nel 2019. Inoltre, il dato preventivato dal governo nipponico (sempre l’1%) sembra essere più affidabile di quello italiano già smontato dalla Banca Centrale Europea, dalla Commissione Europea e anche dall’Ocse. Una sfera rotolante che è partita dall’1% annunciato da Giovanni Tria, è scesa allo 0,6% con la Bce, allo 0,2% con i burocrati di Bruxelles e al -0,2% con la valutazione più recente dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

La sorpresa: il Franco CFA aiuta la crescita dei Paesi africani

Nella classifica stilata dall’Onu in base alle previsioni di crescita, troviamo in ordine: la Siria (con la storia moderna che ci insegna quotidianamente il perché), lo Yemen, la Repubblica democratica del Congo, il Venezuela (al centro di una crisi sociale interna e internazionale) e la Guinea equatoriale. Poi a pari-demerito troviamo il trittico Italia-Giappone-Zimbabwe. Scalando la graduatoria sono significativi i risultati di Senegal (+6,4%) e Burkina Faso (+6,3%). Il paradosso? Questi due paesi adottano il contestato Franco CFA sbandierato in tv da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista come la causa della frenata nella crescita economica dei Paesi africani. Ma tanto è tutta colpa dei burocrati europei.

(foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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