Il Fatto Quotidiano pubblica le intercettazioni (irrilevanti) di un ex assessore deceduto

08/03/2019 di Enzo Boldi

Se si tenta di scavare nel torbido senza trovare nulla – o, almeno, niente di rilevante – si rischia di finire nel torbido. Venerdì mattina Il Fatto Quotidiano ha dedicato ben due pagine (8 e 9) alla pubblicazione di alcune intercettazioni ambientali registrate in un ristorante torinese. Gli estratti riportati nell’articolo a firma Ettore Boffano riguardano un incontro ‘sorvegliato’ dalla Procura della città della Mole nell’ambito dell’inchiesta del Salone del Libro. Ma si tratta di mero gossip, perché i due non dicono nulla di penalmente rilevante. Tra le cose che fanno più discutere, tra l’altro, c’è il fatto che una delle due persone intercettate sia morta nel gennaio 2018.

I due attori principali non dicono nulla di utile per le indagini e queste intercettazioni non entrano a far parte del lungo processo perché ritenute (giustamente) irrilevanti. Si dà qualche giudizio netto sia su Sergio Chiamparino sia su Chiara Appendino, si parla con toni accesi di alcune delusioni elettorali. Nulla più. I due protagonisti sono l’ex sindaco di Torino Piero Fassino e l’ex assessore alla Cultura della sua giunta Maurizio Braccialarghe. Proprio quest’ultimo è deceduto all’età di 60 anni il 2 gennaio 2018 e tutto questo rende ancor meno comprensibile la scelta de Il Fatto Quotidiano di render pubbliche quelle intercettazioni che non dicono nulla, non aggiungono nulla e gettano solamente fango su una persona che non può più difendersi.

Il Fatto Quotidiano e le intercettazioni (irrilevanti) di un ex assessore morto

L’intercettazione al ristorante ‘Il Gatto nero’ di Torino, come detto, non ha mai aggiunto nulla all’inchiesta della Procura della Repubblica sul Salone del Libro. Si trattava di confidenze tra un ex sindaco e un ex assessore che si parlano all’indomani della sconfitta elettorale che ha consegnato la città della Mole nelle mani del Movimento 5 Stelle e di Chiara Appendino. Parole che non hanno nulla a che fare con le carte processuali, ma dichiarazioni che possono rientrare nella categoria del gossip.

No alla pubblicazione di intercettazioni-gossip

Come se a nessuno fosse mai capitato di dire a un amico un qualcosa di più forte o dare un giudizio tranchant su chicchessia senza che il tutto debba finire su una pagina, anzi due, di un giornale nazionale. Giornalettismo ha deciso di non pubblicare neanche una riga di quelle parole perché contrarie a qualsiasi normativa sulla rilevanza (a livello penale) di quelle intercettazioni e anche per rispetto nei confronti di una persona che, a prescindere, non può difendersi da qualsiasi illazione. Il giornalismo, specialmente quello di inchiesta, non deve fare gossip.

(foto di copertina: da pagina 8 de Il Fatto Quotidiano di venerdì 8 marzo 2019)

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