L’arcivescovo di Lione condannato a sei mesi per aver coperto abusi

07/03/2019 di Enzo Boldi

L’anno zero della Chiesa annunciato da Papa Francesco sta portando pian piano i primi frutti. Il tema della pedofilia in Vaticano – inteso come macro-contenitore dei vari rappresentanti del clero in giro per il mondo – sembra esser diventata, finalmente, una questione prioritaria e che non può essere più coperta. Dopo la condanna nei confronti del cardinale australiano George Pell, in attesa della pena da ufficializzare nei suoi confronti da parte del tribunale di Melbourne, arriva una notizia simile anche dalla Francia. L’arcivescovo di Lione Philippe Barbarin è stato condannato a sei mesi (con la condizionale) per aver coperto abusi su un minore.

Le violenze ai danni di un giovane ragazzo francese non sono state compiute dal cardinale, ma a lui sono state contestate le mancate denunce di diversi episodi di maltrattamenti, violenze e abusi. Come riporta il quotidiano transalpino Le Figaro, all’arcivescovo di Lione Philippe Barbarin è stata inflitta una pena di sei mesi di carcere con la condizionale per non aver denunciato delle aggressioni pedofile di un sacerdote della sua diocesi.

L’arcivescovo di Lione Philippe Barbarin condannato per aver coperto abusi

Alla lettura della sentenza non ha assistito il cardinale Philippe Barbarin. La presidente del tribunale penale Brigitte Vernay l’ha «dichiarato colpevole di mancata denuncia di maltrattamenti» nei confronti di un minore tra il 2014 e il 2015. Una delle vittime che ha denunciato il cardinale ha salutato «una grande vittoria per la protezione dell’infanzia».

Il cardinale respinge ogni accusa

Gli avvocati di Philippe Barbarin hanno annunciato che ricorreranno in appello. Il monsignore avrebbe tenuto nascoste le presunte aggressioni di padre Preynat, che non è ancora stato processato, nei confronti di decine di giovani scout negli anni Ottanta e Novanta. «Non ho mai cercato di nascondere, ancor meno di insabbiare, questi fatti orribili» aveva detto Barbarin alla sbarra affermando di aver appreso delle molestie di Preynat solo nel 2014. Ma l’accusa sostiene che lui ne fosse a conoscenza fin da 2010.

(foto di copertina: ANSA/ GIORGIO ONORATI)

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