Di Maio spiega la svolta: «Cambio il M5S perché sono stanco di perdere»

28/02/2019 di Redazione

«Nei Comuni e nelle Regioni siamo fermi a un modello base che voglio cambiare perché mi sono stufato di perdere». Parla così Luigi Di Maio spiegando la svolta annunciata dopo le sonore sconfitte elettorali delle ultime settimane, alle Regionali in Abruzzo e in Sardegna. Il vicepremier ha già annunciato novità per l’organizzazione interna del Movimento 5 Stelle, soprattutto a livello locale. E oggi, in un’intervista a Repubblica (di Stefano Cappellini) ribadisce che c’è un piano per rendere il M5S più competitivo sui territori, negando però che sia in atto una trasformazione in partito. «Da noi – dice il capo politico – è il Movimento che decide se cambiare il Movimento. E voglio che i nostri iscritti decidano sempre più su tutto ciò che è fuori dal mandato elettorale o dai punti del contratto. Ma non siamo e non saremo mai un partito che, per noi, significa una struttura iperverticistica dove decidono in pochi».

Di Maio e la riorganizzazione M5S: «Io, stanco di perdere»

Di Maio nega anche che le decisioni nel M5S vengano prese a tre, da lui e Beppe Grillo e Davide Casaleggio. «Io, Beppe e Davide non ci vediamo per prendere decisioni», dice a chiare lettere. E sull’incontro a tre di pochi giorni fa all’Hotel Forum a Roma aggiunge: «Ho solo informato delle mie intenzioni il Garante del M5S e il fondatore di Rousseau».

Insomma, il vicepremier prova a rispondere colpo sul colpo alle accuse di questi giorni. E non vuole riconoscere le colpe per l’esito disastroso del voto in Abruzzo e Sardegna: «Chiedo cosa sia più corretto: accusare me perché non abbiamo preso il 42 per centro alle Regionali sarde? O venire a chiedermi come ho fatto a prendere il 42 per cento alle politiche? Quello che non accetto è la confusione tra voto politico e amministrativo. Alle politiche io ho cambiato lo schema. Ho scelto i candidati per i collegi uninominali, la squadra di governo, i responsabili della campagna. Nei Comuni e nelle Regioni siamo fermi a un modello base che voglio cambiare perché mi sono stufato di perdere».

Sul vincolo del doppio mandato poi, Di Maio, conferma che verrà rimosso per sindaci e consiglieri comunali e non per consiglieri regionali e parlamentari. Dunque, il capo politico non si ricandiderà alla Camera o al Senato. «La politica è l’unico settore dove i contratti precari aiutano a lavorare meglio. Spronano a fare le cose in fretta. Io non mi ricandiderò e darò il mio contributo rimanendo vicino al Movimento». Infine, una risposta alle accuse della senatrice pentastellata Paola Nugnes e di altri di aver ceduto terreno alla Lega: «Mi contestano due senatrici su 330 – ha affermato Di Maio e Repubblica – e dopo essere state rielette, non prima. Le responsabilità me le prendo sempre, ma non è possibile che si utilizzino questi appuntamenti elettorali per fare discorsi da prima Repubblica».

(Foto di copertina da archivio Ansa: Luigi Di Maio, vice premier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, durante un incontro nella sede di Confartigianato, a Roma, 27 febbraio. Credit immagine: ANSA / RICCARDO ANTIMIANI)

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