Tav, l’annuncio di Chiamparino: “Grazie alla Ue dimezzati costi”

Un post che arriva sulla tarda serata di ieri, dopo una consultazione tormentata e che potrebbe rappresentare una nuova ulteriore grana per il Movimento Cinquestelle. Dal suo profilo Facebook, il presidente della Regione  assicura che la Ue « ha confermato la disponibilità a finanziare al 50% non solo il tunnel di base della Torino-Lione, ma anche le tratte nazionali di avvicinamento». La notizia, assicura Chiamparino, sarebbe stata confermata dal  vicepresidente della Regione Auvergne-Rhone-Alp, Etienne Blanc ed è una mossa che spariglia completamente il quadro delineato dall’analisi costi-benefici, che aveva sostanzialmente bocciato il progetto della Torino-Lione, con un responso che aveva creato non poche polemiche.


Grazie all’Unione Europea, assicura Chiamparino,  si abbasserebbe il costo della tratta nazionale da 1,7 miliardi a 850 milioni, e si assisterebbe alla riduzione un ulteriore 10% per quanto riguarda il costo del tunnel di base. Per Chiamparino insomma, esisterebbero le premesse perché “domani Telt dia il via libera ai nuovi bandi per 2,3 miliardi per continuare i lavori in corso, e perché il governo Conte-Salvini-DI Maio metta da parte le pantomime elettorali, che mettono a rischio i finanziamenti europei, e si assuma la responsabilità politica di dare il via libera all’opera”.

Una vera e propria “stoccata”, quella del presidente della Regione Piemonte, che si sovrappone allo scetticismo di due importanti economisti come Ponti e Cottarelli che sollevano molti dubbi sull’analisi della commissione “Costi Benefici”. Dopo aver dichiarato che la decisione sulla TAV è “politica” e non “tecnica”, Cottarelli (con il suo collega) rincara la dose. Secondo quando riportato dal quotidiano “La Repubblica”,  i due economisti avrebbero sottolineato che l’analisi, tra i vari punti di debolezza, “non prende in considerazione  gli effetti macroeconomici che potrebbero portare allo sviluppo di nuove iniziative industriali lungo tutto il suo percorso. Né prende in considerazione, perché non è suo compito, il costo per l’Italia in termini di reputazione di cambiare la propria posizione sul progetto a lavori ormai iniziati”.

Le grane per Di Maio e compagni non sembrano quindi limitarsi unicamente alla Diciotti.

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