Il prezzo della paura, ci sono 1.371 miliardi fermi nei conti correnti degli italiani

18/02/2019 di Redazione

Quanto le aspettative sul futuro non sono entusiasmanti anche i più ricchi tendono a ridurre le proprie spese per proteggersi da eventuali rischi. Si riducono gli investimenti e aumenta il risparmio: non viene messo in circolazione denaro nell’economia. È quello che sta accadendo anche in Italia negli ultimi anni, dove nei conti correnti restano fermi oggi ben 1.371 miliardi di euro e dove nel solo 2018 sono emigrati all’estero 8,9 miliardi di liquidità. Sono le cifre riportate oggi dal Corriere della Sera (articolo di Milena Gabanelli e Giuditta Marvelli) che descrivono il prezzo della paura che viene pagato in un momento di crescita economica pressoché nulla e di incertezza sui tempi di una ripresa.

I 1.371 miliardi di euro fermi nei conti correnti

I 1.371 miliardi di euro parcheggiati nei conti sono parte dei 4.287 miliardi di ricchezza finanziaria posseduta. Secondo l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, nel 2018 i depositi dei residenti in Italia sono aumentati di 32 miliardi rispetto ai dodici mesi precedenti ma è cresciuto soprattutto il rapporto tra quel denaro fermo sui conti e il totale: nel periodo 2005/2006 era pari al 23% mentre ora è al 32%. Ovviamente se messo in circolazione sarebbe per l’economia ossigeno vitale.

Secondo un sondaggio realizzato da Anima Gfk citato dal Corriere a preoccupare gli italiani sarebbe per il 53% la recessione economica. Per il 40% invece i timori sarebbero legati al rischio di perdita del lavoro. Il 27% teme un aumento delle tasse. Dal Corriere viene segnalato inoltre un calo degli investimenti nel 2019 e un aumento della propensione al risparmio all’8,1%: circa 8 euro messi da parte su 100 euro guadagnati.

Facile immaginare che il rendimento dei soldi fermi nei conti è vicino allo zero. Sempre secondo dati dell’Abi il tasso di remunerazione di quella liquidità è pari allo 0,38% in un periodo in cui aumentano i costi degli stessi conti. Negli ultimi tre mesi ci sarebbe stato un rincaro del 3.7%, considerando una media di sette banche italiane.

(Foto di copertina da archivio Ansa)

Share this article
TAGS