Ci sono solo due categorie di persone che possono scrivere di Marco Pantani

Ogni 14 febbraio, il concilio straordinario degli dei del ciclismo si riunisce per dettare a penne e giornali digitali fiumi di parole su Marco Pantani. Lo fa il re Eolo Ventoux, affidando al maestrale gli echi epici del successo del Pirata nel 2000. Lo fa il tonante Mortirolo, con i fulmini e l’acquaneve a bagnare la solitudine trionfale di quel ragazzo che nel 1994 venne ciclisticamente al mondo. Lo fa la dea Campiglio, venerata anche dai cristiani con il titolo di Madonna, che lanciò il pomo della discordia nel 1999, spezzando il voto che si era creato tra l’uomo di Cesenatico e la vittoria.

Marco Pantani e il 14 febbraio come giorno di lutto

Per gli appassionati di ciclismo, il 14 febbraio è giorno di lutto. Nessuno si può innamorare nel dì fatale di Marco Pantani. Dopo 15 anni di assenza, è tutto cambiato tranne il meccanismo della bicicletta. Quella funziona sempre che non va avanti se non pedali.

Ma il resto è diverso. Non c’è più nemmeno quel residence Le Rose, dove trovarono il corpo senza vita di Marco nella stanza D5. La struttura fu abbattuta nel 2004, in fretta e in furia. Portandosi via con sé tutti i misteri di quella notte e di quell’ultima cena a base di omelette al prosciutto e di chissà cos’altro. Ora, al posto di quel non-luogo cadente, post-industriale, c’è un elegante resort. Persino con la Spa. La morte di Marco Pantani, per la nuova proprietà, è solo un macigno da rimuovere per evitare di intaccare il marketing.

La cerimonia del ricordo di Marco Pantani

A 15 anni di distanza, è cambiato il mondo del ciclismo. Ci sono i computer e gli allenamenti in altura e qualunque impresa moderna – anche quella a suon di frullate del cyber-campione che va tanto di moda – sembra sempre più costruita e meno concreta rispetto al passato. Dopo una decade e un lustro dall’ultima volta del Pirata, sono cambiati gli sport in tv, le analisi tecniche, i sentimenti popolari e persino i chioschi di piadine. Diventate gourmet, laddove – un tempo – erano solo e rigorosamente prosciutto e squacquerone.

Sono cambiati gli omaggi al Pirata. Non più quelli delle paginate a nove colonne scritti da firme importanti à la Gianni Mura, ma quelli delle fotogallery, dei meme sui social network, dei video sottotitolati che si possono guardare anche mentre sei in riunione o a scuola, tanto non fanno rumore.

Eppure, c’è sempre quella convinzione che solo due categorie di persone possono essere autorizzate a scrivere di Pantani. Una è quella dei familiari e della cerchia di amici, compagni di squadra, tecnici e addetti ai lavori. L’altra è quella dei bambini a cui faceva venire i brividi veri quando guardavano le sue immagini in televisione. E che ora sono cresciuti. Guardavano la vita come faceva il Pirata con una salita all’inizio del GPM. Sognavano di affrontarla in piedi sui pedali. Il 14 febbraio di 15 anni fa hanno capito che non si poteva.

FOTO: ANSA/POOL BETTINI/BT/DRN

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