Quando il ‘burocrate europeo’ Salvini dava del burattino a Matteo Renzi

Passa il tempo, cambia la gente. Con i social network, però, bisogna stare attenti e avere una memoria di ferro prima di criticare gli altri per cose dette e fatte in passato. Il caso della dichiarazione del leader dei Liberali di Alde, il belga Guy Verhofstadt, che ha definito Giuseppe Conte «il burattino di Salvini e Di Maio», ha provocato numerose reazioni. Alcune motivate e a difesa del presidente del Consiglio che rappresenta l’Italia in giro per il mondo; altre, invece, fanno a cazzotti con vecchie dichiarazioni del passato.

Chi poteva commettere l’ennesimo clamoroso autogol smemorato? Ovviamente Matteo Salvini, che ieri ha difeso a spada tratta Giuseppe Conte, parlando di «insulti che provengono da burocrati europei». Dove se non su Twitter?

 

Quando Salvini dava del burattino al presidente del Consiglio

I social danno e i social tolgono. Attraverso una segnalazione del giornalista de Il Foglio Luciano Capone, si può fare un salto nel passato e tornare al 2014. Matteo Salvini era un europarlamentare in quota Lega Nord e nelle sue (sparute) presenze dagli scranni di Strasburgo e Bruxelles si prodigava in insulti liberi – utilizzando la stessa definizione di burattino – nei confronti di chi era il presidente del Consiglio dell’epoca, ovvero Matteo Renzi per i suoi rapporti con la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Il sillogismo di Salvini burocrate europeo

Seguendo il più semplice dei sillogismi, all’epoca Matteo Salvini era ‘solo’ un burocrate europeo che «si permetteva di insultare presidente del consiglio, governo e Popolo italiano», parafrasando le parole del suo tweet sulla questione Conte-burattino. È davvero vergognoso, grida ora al popolo dei social. E ha ragione, è vergognoso che qualcuno insulti un presidente del Consiglio in quanto rappresentante di un’istituzione.

(foto di copertina: ANSA/FABIO FRUSTACI)

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