L’Italia sostiene la necessità di nuove elezioni libere in Venezuela, ma non riconosce Guaidò

Nella seduta odierna l’Aula della Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi in merito alla situazione in Venezuela. Il testo è stato approvato con 266 voti a favore, 205 contrari e nove astenuti (i deputati di Leu). In sostanza la posizione italiana non cambia, nonostante le dichiarazioni fatte da Matteo Salvini durante l’incontro con la delegazione dei sostenitori di Juan Guaidò.

L’Italia prende posizione sulla crisi venezuelana: «Maduro illegittimo, il governo si impegna a promuovere nuove elezioni democratiche»

Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi aveva detto davanti all’aula della Camera che «il governo considera inaccettabile e condanna fermamente ogni tipo di violenza e si esprime a favore di una soluzione pacifica». In particolare, Milanesi ha aggiunto che «il governo ritiene che le scorse elezioni presidenziali non attribuiscono legittimità democratica a chi ne è uscito vincitore, cioè Nicolas Maduro». Il testo approvato con 266 voti a favore conferma questa posizione: l’Italia ufficialmente non riconosce come legittime le elezioni che hanno portato alla vittoria di Nicolas Maduro. Non solo:il governo italiano si impegna «a sostenere gli sforzi diplomatici anche attraverso la partecipazione a fori multilaterali, al fine di procedere, nei tempi più rapidi, alla convocazione di nuove elezioni presidenziali che siano libere, credibili e in conformità con l’ordinamento costituzionale». Questo significa che viene riconosciuto Juan Guaidò come presidente ad interim? no. Perché su questo punto il governo continua a sostenere la posizione di non ingerenza.

Si alle elezioni democratiche, no al riconoscimento di Guaidò. Le critiche: «Equilibrismo da Ponzio Pilato»

La risoluzione votata oggi è in parte risultato anche del vertice che si è tenuto stamane a Palazzo Chigi, al quale hanno partecipato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e il vicepremier Matteo Salvini, che ieri aveva rilasciato dichiarazioni di sostegno a Juan Guaidò durante l’incontro con la delegazione venezuelana. Un sostegno che quindi rimane individuale, e non di governo. «Cinquantanove Paesi di tutto il mondo hanno riconosciuto Guaidò come presidente ad interim del Venezuela» ha commentato il portavoce della delegazione venezuelana presente al dibattito in aula aggiungendo che «non avere il governo italiano al nostro fianco è per noi un colpo al cuore, perché l’Italia fa parte della nostra anima». «Siamo qui a Roma perché abbiamo finalmente bisogno di parole chiare» ha aggiunto il presidente della commissione Esteri dell’Assemblea nazionale Francesco Sucre, evidenziando che in Venezuela «non c’è democrazia, né libertà» e lamentando la posizione del governo italiano: «Ogni vostro appoggio al presidente illegittimo Maduro ci dà un profondo dolore». L’impegno a sostenere elezioni libere, aiuti umanitari e la non violenza non basta a compensare il non riconoscimento di Juan Guaidò anche secondo l’opposizione. Mara Carfagna ha commentato attaccando il governo: «È inutile che oggi dicano che Maduro è un presidente abusivo, se poi davanti alle istanze del popolo venezuelano si lavano le mani, come fece Ponzio Pilato che è passato alla storia come simbolo di una politica infingarda e opportunista» . La vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia incalza l’esecutivo «Con chi sta quindi il governo? Con chi sta l’Italia? Con il popolo o con la dittatura? Noi non saremo mai come Ponzio Pilato: ci batteremo ogni giorno perchè noi stiamo col popolo venezuelano». Sulla stessa linea anche il senatore di Forza Italia Renato Schifani che condanna «l’equilibrismo del governo» che «non rende merito alla politica estera che un grande Paese come il nostro dovrebbe mettere in campo». Ora la discussione si è spostata in Senato, dove Moavero ha ha ripetuto la traccia del discorso tenuto stamane alla Camera.

(credits immagine di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI)

 

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