Venezuela, un altro colonnello dell’esercito ha riconosciuto Guaidò

Un altro colonnello dell’esercito venezuelano ha riconosciuto come presidente ad interim del Paese Juan Guaidò.  Il colonnello Ruben Paz Jiménez ha espresso il suo sostegno con un video pubblicato su YouTube. È il terzo ufficiale a sostenere pubblicamente il leader dell’opposizione. Una svolta importante: l’autoproclamazione infatti è avvenuta in maniera pacifica, senza l’intervento delle Forze Armate. Ora, l’esercito si schiera progressivamente con Guaidò, rendendo più fragile il sostegno interno del presidente eletto Nicolas Maduro, che nel frattempo ha deciso di ignorare l’appello lanciatogli dai paesi europei di indire nuove elezioni libere.

Jimenez si schiera con Guaidò: il progressivo sostegno dell’esercito che minaccia la stabilità di Maduro

Ruben Paz Jiménez, colonnello dell’esercito venezuelano, ha ufficializzato nella giornata di sabato 9 febbraio il suo sostegno al presidente autoproclamato Juan Guaidò, disconoscendo l’autorità di Nicolás Maduro. Si tratta del terzo ufficiale dopo l’addetto militare venezuelano a Washington, colonnello José Luis Silva Silva, e il capo della gestione della pianificazione strategica del Comando principale dell’Aeronautica Militare del Venezuela, il generale Francisco Esteban Janez Rodriguez. Nel video pubblicato sul canale YouTube di MS2 Noticias e poi ripubblicato sui social network il colonnello si è rivolto anche agli integranti della Forza armata nazionale bolivariana (Fanb), affinché si adoperino per «permettere l’ingresso di aiuti umanitari» e «salvare vite umane». «Facendo uso di un diritto costituzionale –  dice Jimenez nel video – il 23 gennaio ho marciato in uniforme insieme al popolo venezuelano per disconoscere Maduro come presidente e riconoscere il presidente dell’Assemblea nazionale, Juan Guaidò, come presidente ad interim e capo della Forza armata venezuelana». Sebbene l’esercito non abbia ancora preso una posizione ufficiale date le forti spaccature che stanno via via emergendo, è probabile che a breve decida di farlo. La posizione delle Forze Armate renderebbe ancora più fragile la stabilità del secondo mandato di Nicolas Maduro, che si troverebbe quindi sprovvisto di un esercito per combattere un’eventuale svolta violenta della protesta interna al paese.

Maduro sempre più a rischio, ignora l’appello delle forze Europee

Il 7 febbraio a Montevideo si sono riuniti ministri degli Esteri e rappresentanti di Italia, Spagna, Portogallo, Svezia, Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi. Ma anche di Uruguay, Bolivia, Costa Rica, Ecuador, e del Caricom, la comunità delle nazioni caraibiche. In quell’occasione è stato firmato il documento del Gruppo di Contatto internazionale della Ue, che invitava Maduro a indire elezioni presidenziali credibili al più presto, garantire l’ingresso nel paese degli aiuti umanitari dall’estero e porre fine alla repressione e alle violazioni dei diritti umani in atto in Venezuela. L’incontro promosso da Federica Mogherini, Alto Rappresentante Ue per gli Affari Esteri, aveva come obbiettivo quello di promuovere  «un approccio internazionale comune per sostenere una risoluzione pacifica e democratica». Ma ild documento finale è stato rigettato in toto da Nicolas Maduro. «Federica Mogherini è destinata al fallimento se continua ad ascoltare la destra venezuelana»  ha dichiarato il presidente eletto, aggiungendo che riceverà «comunque qualsiasi inviato del gruppo che vorrà incontrarmi». Maduro non ha alcuna intenzione  di convocare nuove elezioni e tantomeno di permettere «lo show» dell’arrivo di aiuti umanitari. Un diniego che Juan Guaidò ha condannato profondamente. «Voglio vedere quanti militari saranno disposti a commettere il crimine di lesa umanità nel non permettere di salvare le vite della popolazione più vulnerabile del nostro Paese» ha dichiarato il presidente autoproclamato di fronte agli studenti dell’Università Centrale del Venezuela.

(credits immagine di copertina: ANSA/  Marcelo Perez/dpa) 

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