Perché il reddito di cittadinanza italiano è diverso da quello finlandese e perché lì non ha funzionato

08/02/2019 di Redazione

Tutti stanno paragonando il reddito di cittadinanza della Finlandia a quello dell’Italia, soprattutto alla luce delle informazioni diffuse dal governo conservatore guidato da Juha Sipila. L’esecutivo del Paese scandinavo ha varato una sperimentazione sul reddito di base (attenzione, iniziano le prime differenze) che è partita nel 2017 e che è durata per tutto il 2018, vedendo coinvolti 2000 individui su base volontaria. L’esito di questa sperimentazione non è stato considerato positivo dal governo, che ha espresso un giudizio negativo sulla misura.

Reddito cittadinanza Finlandia: le differenze con l’Italia

Ma attenzione a traslare immediatamente questo risultato sulla politica italiana e sul prossimo reddito di cittadinanza confezionato dall’attuale maggioranza di governo: le differenze tra il reddito di cittadinanza italiano e il reddito di base finlandese sono decisamente marcate.

Innanzitutto sulla cifra. Il reddito di base finlandese è di 560 euro, a cui però si possono aggiungere anche altri sussidi welfare, come ad esempio quelli per gli asili nido e per i minori. Sta qui la prima differenza con il reddito di cittadinanza italiano (che, al netto di vari tagli da verificare nella sua parte attuativa, potrebbe essere di 780 euro per buona parte della platea degli aventi diritto).

La seconda differenze, fondamentale, è che questo reddito di base non è in alcun modo legato al mercato del lavoro: l’avente diritto, infatti, può ottenerlo anche senza cercare un impiego. Invece, in Italia l’offerta del reddito sarà vincolata alla ricerca di un lavoro: si potranno rifiutare soltanto due proposte, mentre al terzo no il reddito di cittadinanza non verrà più erogato.

Com’è andata la sperimentazione del reddito di base in Finlandia

Ohto Kanninen, dell’Istituto per il lavoro e la ricerca economica, ha affermato che il reddito di base ha avuto conseguenze positive sulle 2000 persone che si sono impegnate nella sperimentazione, ma non sulla ricerca di lavoro e sul loro inserimento nel tessuto sociale. Una questione del genere sarà impossibile in Italia, perché – almeno in teoria – non ci può essere reddito di cittadinanza senza ricerca attiva di un posto di lavoro.

Fatto sta che alcune conclusioni si possono in ogni caso trarre: il benessere raggiunto, la soglia di sopravvivenza, potrebbero scoraggiare la ricerca attiva di lavoro e far ‘accontentare’ l’avente diritto, che potrebbe percepire il reddito di cittadinanza per un tempo limitato, senza portarlo all’inserimento nel mondo del lavoro.

Il chiarimento dei politici finlandesi sull’esperimento tentato, in ogni caso, ha il sapore di una chiusura definitiva, di una sorta di pietra tombale; la ministra finlandese degli Affari sociali, Pirkko Mattila, ha sottolineato infatti che la Finlandia «non ha alcuna intenzione di introdurre a livello generalizzato un reddito minimo garantito».

(Credit Image: © Igor Golovniov/SOPA Images via ZUMA Wire)

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