In Olanda si è conclusa la messa più lunga della storia

31/01/2019 di Enzo Boldi

È stato un record, ma l’epilogo ha portato i suoi frutti. In una chiesa protestante di Bethel (in Olanda), piccolo comune de L’Aia, si è conclusa la messa perpetua più lunga della storia. Non c’era la voglia di essere inseriti nel grande libro del Guinnes World Record, ma l’esigenza morale di salvare una famiglia di migranti armeni a cui era stato revocato lo status di rifugiati politici e che rischiavano la deportazione. Con l’escamotage della funzione religiosa è stato dato il tempo per raggiungere un accordo per il lieto fine di questa vicenda.

La messa perpetua è durata tre mesi. Il tutto era iniziato il 26 ottobre scorso, con i sacerdoti della chiesa protestante di Bethel che si erano prodigati alla causa della famiglia armena – composta da una mamma, un papà e i loro tre figli – che avevano perso il diritto di vivere in Olanda. Con questo escamotage, i cinque cittadini di origine armena sono riusciti a evitare il rientro coatto nel loro Stato di origine, da cui sono fuggiti nel 2010.

A Bethel si è conclusa la messa più lunga della storia (a fine di bene)

Il tutto è stato fatto in base alla legge. Le forze dell’ordine e le autorità, infatti, non possono accedere nei luoghi di culto durante le celebrazioni. Per questo motivo il parroco della chiesa protestante di Bethel ha deciso di portare avanti questa messa perpetua, copiando, incollando e ripetendo le liturgie degli ultimi dieci anni. Il tutto per prendere il tempo necessario affinché la situazione si sbloccasse e la famiglia armena riottenesse lo status di rifugiati politici.

Il lieto fine per la famiglia armena

L’iniziativa aveva fatto rumore fin dalle 13.30 del 26 ottobre scorso, ora in cui iniziò il tutto. A dare una mano – anche operativa – alla chiesa di Bethel ci hanno pensato oltre 650 pastori e fedeli che hanno raggiunto la piccola cittadina olandese anche da Francia, Germania e Belgio. Ora, con il lieto fine, la famiglia armena potrà tornare a vivere liberamente nell’Olanda che li accolse nove anni fa.

(foto di copertina da Twitter, Unione Induista IT)

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