Malta accusa l’Italia per non aver accolto i migranti dello sbarco del 9 gennaio

30/01/2019 di Enzo Boldi

Predicare bene e razzolare male. Trovare e firmare degli accordi e poi non rispettarli. È questa l’accusa che il governo di Malta muove all’Italia dopo la mancata ridistribuzione dei 15 migranti sbarcati a La Valletta lo scorso 9 gennaio dopo esser stati soccorsi a largo della Libia dalla Sea Watch 3. Il premier maltese, Joseph Muscat, ha detto di non aver avuto ancora nessun riscontro dal Viminale dopo gli accordi che sbloccarono una situazione caldissima durata per lunghissime settimane. Insomma, l’Italia che chiede all’Europa di trovare accordi sulla ridistribuzioni dei migranti che arrivano via mare non rispetta gli accordi quando poi deve esser lei a farsene carico.

«Ancora non abbiamo avuto alcun contatto col Viminale – ha detto Joseph Muscat intervistato dall’Agi a margine della presentazione del progetto Bat, sistema innovativo di navigazione aerea, che si è svolta all’aeroporto di Cagliari-Elmas -. Spero sia solo una questione tecnica da parte del governo italiano perché gli altri Stati membri che avevano preso l’impegno lo hanno mantenuto».

I 15 migranti della Sea Watch 3 non sono ancora arrivati

Il nostro governo, anche grazie all’impegno preso dalla chiesa Valdese, aveva dato il via libera alla ridistribuzione dei migranti sbarcati dalla Sea Watch 3 il 9 gennaio a Malta, ma da quel giorno in poi tutto è rimasto fermo. Ma solo sul fronte italiano. «La Francia è stato il primo Paese che ha adempiuto agli accordi: il processo è iniziato dopo tre giorni con un sistema quasi automatico per la gestione di questi casi – ha sottolineato Muscat -. Poi l’Olanda, il Lussemburgo e negli ultimi giorni la Germania. Anche altri Paesi stanno prendendo i migranti o hanno avviato il processo».

L’Italia non ha (ancora) mantenuto gli impegni presi

«Spero che il governo italiano abbia solo problemi tecnici e che non sia una questione politica – ha ribadito il premier maltese – perché da parte nostra si sta da tempo lavorando con gli altri Paesi. Noi non mettiamo la pistola alla tempia di nessuno, non è questione di tempistica ma di impegni assunti e di credibilità. Noi gli impegni che abbiamo preso li manteniamo. Ognuno si fa carico delle proprie responsabilità».

(foto di copertina: da profilo Twitter Sea Watch Italia)

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