Manlio Di Stefano: «Macron ha la sindrome del pene piccolo»

Parlare a sproposito, facendo una sorta di gara a chi la spara più grossa per rimarcare la propria grandezza. Questa è la ‘sindrome del pene piccolo’ che avrebbe Emmanuel Macron, almeno per il sottosegretario agli Affari Esteri Manlio Di Stefano. Lo aveva detto già sabato in un post su Facebook nel quale sottolineava l’atteggiamento dell’Unione Europea sul caso Venezuela e il ruolo di Nicolàs Maduro e lo ha ribadito nel corso di un’intervista a Il Fatto Quotidiano, sempre sullo stesso tema.

«Alcuni leader europei, si sa, sono affetti dalla sindrome del pene piccolo (mi scusino le signore leader) – scrive su Facebook Manlio Di Stefano – che li porta a sparare una cazzata ancora più grande di quella sentita dagli altri, e così hanno partorito questa degli 8 giorni che porterà, evidentemente, ad un arroccamento più netto delle posizioni di Maduro». Considerazione condita nel corso della sua intervista al Fatto.

La sindrome del pene piccolo

Il governo Lega-M5S sulla questione venezuelana si è diviso, ma il sottosegretario agli Affari Esteri spiega come non ci sia nulla di cui preoccuparsi. «C’è una differenza di pensiero tra i due partiti di governo – racconta Manlio Di Stefano -. Ma lo ripeto, la decisione in merito compete al premier e alla Farnesina. E l’Italia tra i grandi Paesi della Ue è l’unico che sta mostrando di avere i piedi per terra e senso di responsabilità».

Manlio Di Stefano: «Non è Salvini a occuparsi di politica estera. Per fortuna»

Quindi il Movimento 5 Stelle, di cui Manlio Di Stefano è rappresentate al Ministero degli Affari Esteri, ribadisce come non ci sia nessun veto contro Juan Guaidò o Nicolàs Maduro, ma che l’ultimatum di otto giorni per indire nuove elezioni sia controproducente al Venezuela e ai suoi cittadini. Poi attacca Matteo Salvini dopo le critiche mosse ad Alessandro Di Battista: «Per fortuna non tocca al ministro dell’Interno occuparsi di politica estera. Anche io (come Di Battista, ndr) penso che dare un ultimatum sia assurdo. Le transizioni politiche devono avere il tempo necessario per maturare, senza ingerenze esterne». Ma dicono che non ci siano frizioni nel governo.

(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)

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