Giuseppe Gulotta, in carcere per 22 anni da innocente, chiede un risarcimento di 66 milioni di euro

25/01/2019 di Enzo Boldi

È stato uno degli errori giudiziari più gravi della storia d’Italia e ora lo Stato rischia di pagare caramente gli errori fatti nel corso degli anni. Il caso che ha visto Giuseppe Gulotta come sfortunato protagonista, potrebbe provocare un esborso di 66 milioni di euro in forma di risarcimento. L’uomo venne arrestato nel 1976 con l’accusa di aver ucciso due carabinieri della stazione di Alcamo Marina, in provincia di Trapani, ma passò 22 anni dietro le sbarre da innocente.

La vicenda risale al gennaio del 1976, quando i due carabinieri Salvatore Falcetta e Carmine Apuzzo vennero uccisi. Il responsabile di questo duplice omicidio venne individuato nel 18enne Giuseppe Gulotta, il cui lungo percorso tra tribunali e carceri iniziò il 26 gennaio di quell’anno. Con la prima sentenza l’uomo venne condannato alla pena dell’ergastolo e solo dopo altri nove processi arrivò l’assoluzione per non aver commesso il reato. Fu assolto dalla corte d’Appello di Reggio Calabria nel marzo 2012: i magistrati stabilirono che la confessione dell’imputato (nei precedenti processi) fu estorta con torture e sevizie da parte dei carabinieri.

Giuseppe Gulotta chiede 66 milioni di euro di risarcimento per ingiusta detenzione

Una soddisfazione? Assolutamente no. La sentenza che lo ha scagionato è arrivata solamente dopo 22 anni passati dietro le sbarre. Giuseppe Gulotta ha già ottenuto dallo Stato italiano un risarcimento di 6,5 milioni di euro, ma ora i suoi legali hanno presentato al Tribunale di Firenze un atto che chiederà allo Stato italiano di pagare un prezzo molto più alto. Oltre ai 66 milioni  di euro richiesti, gli avvocati hanno citato l’Arma dei carabinieri (per quel che riguarda la responsabilità penale) e i rispettivi ministeri di rappresentanza (quello della Difesa e dell’Interno).

La cifra record per le torture subite

«I giudici stabilirono che la confessione venne estorta e gli venne riconosciuto un risarcimento di sei milioni e mezzo di euro – ha spiegato all’AdnKronos l’avvocato Baldassare Lauria – è stata la stessa Cassazione a dire di rivolgerci all’Arma per il risarcimento del danno subìto per le torture, perché il giudice è stato indotto nell’errore dalla falsa confessione estorta». Un risarcimento che si basa sulla convenzione di New York, siglata dal governo italiano nel 1984, per la prevenzione della tortura.

(foto di copertina: ANSA/FRANCO CUFARI)

Share this article