I magistrati chiedono di fermare il decreto Salvini: «Non sia retroattivo»

È arrivato il primo colpo giudiziario al decreto sicurezza e immigrazione approvato a novembre in Parlamento e fortemente voluto dal ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini. Come rivela oggi il quotidiano La Stampa (articolo di Giuseppe Salvaggiulo) secondo i magistrati della Procura generale della Cassazione le nuove e restrittive regole sulla concessione dei permessi umanitari ai migranti non devono essere retroattive, non devono essere applicate alle domande presentate prima dell’entrata in vigore della legge. Il giornale diretto da Maurizio Molinari è entrato in possesso di una requisitoria appena depositata.

La Procura generale e il decreto Salvini: «Non sia retroattivo»

Il caso in esame riguarda un migrante arrivato dal Bangladesh. Lo straniero ha affermato che il suo paese, come racconta anche un rapporto di Amnesty International del 2013, «è altamente insicuro» e «non sono garantiti i diritti fondamentali dell’individuo». La Corte di Appello gli ha concesso il permesso di soggiorno per motivi umanitari, valorizzando il fatto che il migrante nel frattempo aveva trovato lavoro. Il ministro dell’Interno ha fatto ricorso motivando la contestazione.

Ora, fa sapere La Stampa, la Procura generale ha ricostruito la materia alla luce del decreto Salvini. La nuove norme hanno «eliminato la clausola generale contenente i presupposti per il rilascio della protezione umanitaria» riducendola a casi limitati. Il nodo è capire se al migrante si applicano le vecchie o le nuove regole. E secondo i magistrati della Procura generale, il diritto alla protezione umanitaria ha una base nell’articolo 10, terzo comma, che lo colloca tra i «diritti umani inviolabili». Il diritto preesiste alla legge, che può riconoscerlo in capo a una persona, ma non crearlo o distruggerlo.

La decisione potrebbe influire sui permessi di 150mila migranti

Il documento, spiega ancora la Stampa, si muove nella direzione di confermare una posizione decisamente garantista sul diritto d’asilo, maturata dalla Cassazione negli ultimi anni. Se la prima sezione della Suprema Corte condividerà la tesi della Procura Generale, restituirà la possibilità di ottenere un permesso umanitario ad altri 150mila migranti.

(Foto Zumapress da archivio Ansa. Credit immagine: Paola Visone / Pacific Press via ZUMA Wire)

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