Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch: «Ricoperta da insulti sessisti sui social»

Le è bastato comparire in televisione per scatenare quell’obbrobrioso fenomeno dell’insulto libero e spregiudicato nel magico mondo del web. Giorgia Linardi lavora con Sea Watch, la Ong che – tra i tanti salvataggi – è stata coinvolta nell’ultimo ratatouille social-mediatico attorno ai famosi 49 migranti soccorsi in mare e poi – dopo un lungo peregrinare – sbarcati a Malta. Di professione fa la portavoce per l’Italia dell’Organizzazione non governativa che si impegna ogni giorno a salvare quei disperati che affrontano le onde del Mediterraneo per cercare una vita migliore in Europa.

«C’è un uso distorto dei social media – spiega Giorgia Linardi nella sua intervista rilasciata a La Repubblica -, con una terminologia cattiva e violenta che è quella promossa dai nostri attuali governanti. È il loro modo di fare politica e così il cittadino medio si sente autorizzato a fare lo stesso, a scrivere in modo aggressivo su Facebook senza neanche conoscerti».

Giorgia Linardi, la portavoce si Sea Watch ricoperta di insulti

La caccia al nemico dei leoni da tastiera. Così il popolo si è trasformato in un esercito che va alla ricerca dell’obiettivo su cui rigurgitare il proprio odio. Gli insulti rivolti sui social a Giorgia Linardi sono dei più vari, ma la maggior parte sono a sfondo sessista. «Sono giovane e donna – racconta la 28enne portavoce italiana di Sea Watch – e questo autorizza anche un altro genere di attacco. Ciò mi dispiace molto, non tanto per me, ma per l’attacco all’azione di soccorso che noi portiamo avanti. Io, di certo, non sono lì a cercare gloria e il mio lavoro non è una provocazione».

«Ai miei nipoti racconterò di aver fatto il mio meglio»

Giorgia Linardi non ha mai voluto rispondere a questi attacchi, sia perché il suo lavoro la tiene molto impegnata, sia perché ha capito che è inutile perdere tempo dietro questi insulti. La portavoce di Sea Watch Italia, però, ribadisce la sua intenzione di non fermarsi davanti a quest’odio: «Sono una cittadina europea. Onoro e rispetto i principi dell’Europa scritti nei suoi testi fondanti. Ho la coscienza pulita per quel che faccio e vado avanti a testa alta. Ai miei nipoti potrò raccontare di aver cercato di fare il mio meglio, facendomi ricoprire di insulti».

(foto di copertina: Matteo Nardone/Pacific Press via ZUMA Wire)

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