Cesare Battisti, la speranza del figlio di una vittima: «Sembra fatta, non oso pensare a un nuovo escamotage»

La storia di Cesare Battisti ha avuto talmente tanti colpi di scena, che si esita addirittura a mettervi sopra la parola fine. Lo sa Alberto Torregiani, figlio del gioielliere Pierluigi, ucciso dal nucleo dei Pac, su indicazione dell’ex terrorista arrestato in Bolivia. Si tratta di uno dei quattro omicidi per cui Cesare Battisti è stato dichiarato colpevole.

Alberto Torregiani, le parole dopo l’arresto di Cesare Battisti

«Credo sia la volta buona, ormai è fatta – ha commentato Torregiani all’Ansa -. Forse quella di oggi potrebbe davvero essere una buona giornata. Non oso pensare che ora possa trovare un escamotage. Sarebbe da scriverci un libro». Cesare Battisti, in effetti, di escamotage ne aveva trovati tanti, sin dal 1981, ovvero da quando era evaso dal carcere all’interno del quale era detenuto. Arrivato in Brasile, aveva ottenuto l’appoggio del presidente Lula, che lo aveva graziato nell’ultimo giorno del suo mandato. E poi, una sfilza di fermi e di rilasci, anche in terra straniera. Alla fine, Cesare Battisti chiudeva le sue vicessitudini sempre con quel suo sorriso beffardo che sempre più spesso siamo stati abituati a vedere nelle fotografie che arrivavano dal Sud America.

Con l’ascesa del leader di estrema destra Jair Bolsonaro, i giorni di Battisti sembravano contati. L’arresto a Santa Cruz lo ha in qualche modo dimostrato. I parenti delle vittime dei quattro omicidi (due commessi materialmente, due ‘ispirati’) aspettavano da tempo questo giorno.

Il delitto Torregiani a Milano, nel 1979

Sicuramente lo aspettava Alberto Torregiani. Il padre era stato presentato dalla stampa degli anni Settanta come un rigorista dell’ordine, con simpatie per la destra, nemico giurato degli espropri proletari. Dopo una serie di minacce ricevute, Pierluigi Torregiani fu vittima di un agguato eseguito materialmente da Giuseppe Memeo, Gabriele Grimaldi e Sebastiano Masala, a Milano nel 1979.

Lo stesso Alberto Torregiani, colpito da un proiettile in quell’occasione, quando aveva soltanto 15 anni, fu reso paraplegico da quella ferita alla colonna vertebrale. Ora, le sue prime parole sono di soddisfazione. Ma, al contempo, c’è tanta prudenza per aspettare l’esito delle operazioni che dovrebbero portare Cesare Battisti in Italia.

Il commento di Maurizio Campagna

Maurizio Campagna, fratello di Andrea, agente della Digos ucciso dai Pac a Milano nel 1979, ha voluto commentare allo stesso modo la notizia dell’arresto di Cesare Battisti. La prudenza, in questi casi, non sembra essere mai troppa, visti i precedenti: «Bisogna vedere quali passaggi bisogna compiere – ha detto, interpellato dall’Adnkronos -. In ogni caso sono fiducioso perché dal 2004 a oggi ogni governo si è mosso con determinazione per chiedere l’estradizione. D’altronde, potrebbe far ben sperare il fatto che all’arresto abbia partecipato la polizia boliviana».

FOTO: ANSA/ ETTORE FERRARI

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