La madre di Paola Taverna dovrà lasciare la casa occupata abusivamente

10/01/2019 di Enzo Boldi

Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha respinto il ricorso presentato da Graziella Bartolucci sulla casa in cui vive da anni. Il nome della donna dirà poco a molti, ma si tratta della madre della senatrice del Movimento 5 Stelle – e vicepresidente a Palazzo Madama – Paola Taverna. La vicenda attorno all’occupazione abusiva della 80enne di quell’alloggio popolare nella zona romana dell’Alessandrino, nella periferia est della Capitale, aveva fatto molto rumore, soprattutto perché l’eventuale sfratto dovrà essere deciso dalla sindaca M5S Virginia Raggi.

La madre di Paola Taverna, vive in quella casa popolare dal 1994, dopo aver regolarmente ottenuto l’alloggio dallo stesso Comune di Roma. Poi, però, le cose sono cambiate e la donna, la signora Graziella Bartolucci, ha perso i requisiti per poter vivere in un alloggio comunale e, negli ultimi anni (dal 2014), ha occupato abusivamente l’abitazione. Il rigetto del ricorso da parte del Tar è arrivato ieri sera e – come spiega La Repubblica – oggi è uscita la sentenza.

La madre di Paola Taverna dovrà lasciare la casa occupata abusivamente

Dopo la sentenza timbrata dal Tribunale, qualora la madre di Paola Taverna non decidesse di liberare volontariamente quell’appartamento dell’Alessandrino, sarà compito della sindaca Virginia Raggi – nelle vesti di rappresentante massima del Campidoglio – a dover procedere con l’iter per il suo sfratto. Manca solamente un ultimo passo, quindi, per chiudere questa vicenda che ha coinvolto la famiglia di una delle parlamentari più in vista del Movimento 5 Stelle.

La sentenza del Tar la obbliga anche al pagamento delle spese

La vicenda era passata agli onore della cronaca grazie a una mini-inchiesta di Repubblica che, nello scorso mese di ottobre, aveva studiato gli accertamenti fatti dall’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica) secondo cui la madre di Paola Taverna aveva perso il diritto di abitare in una casa popolare del Comune (con un affitto da 100/150 euro al mese) perché i beni del suo nucleo familiare superavano i limiti fissati dalla legge per usufruire di un alloggio comunale.

(foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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