Diabolik, il capo ultras della Lazio, chiede a Salvini l’amnistia per tutti i ‘daspati’

08/01/2019 di Enzo Boldi

Come abbiamo potuto non pensarci prima? La risposta alla violenza dentro – e fuori gli stadi – non può che essere l’amnistia per tutti i tifosi colpiti negli anni dal Daspo (il divieto di assistere alle manifestazioni sportive). L’originale appello arriva direttamente da uno dei capi ultras più importanti e influenti d’Italia: Fabrizio Piscitelli. Il suo nome all’anagrafe non dirà nulla, perché negli ambienti è meglio conosciuto con il soprannome di ‘Diabolik’, il capo degli Irriducibili, il principale gruppo della Curva Nord della Lazio.

«Tutte le curve italiane non ce la fanno più con questa repressione da parte delle forze dell’ordine – sottolinea Diabolik all’AdnKronos -. Quasi tutti i capi ultras sono stati ‘daspati’ e ora è molto difficile gestire i ragazzi in curva, ad esempio in Curva Nord sono rimasti un paio di capi tifosi a gestire 7.500 ragazzi in curva con conseguenti maggiori problemi di incidenti. Soprattutto è difficile gestire i nuovi tifosi ventenni e molti di questi possono diventare delle ‘mine vaganti’. Io proporrei un’amnistia per i tifosi con il daspo anche perché ci sono stati provvedimenti di Daspo per ragazzi che si sono appoggiati a una balaustra o perché non stavano a genio alla Polizia».

Diabolik propone l’amnistia per tutti i daspati

Una sanatoria di tutti i peccati, quindi. Questa la soluzione che Diabolik chiede al ministro dell’Interno Matteo Salvini. «Il problema degli ultras ci sarà sempre ma se non si cambia questo metodo repressivo le cose possono solo peggiorare – spiega ancora il capo degli Irriducibili della Lazio -, per cui ben venga il dialogo con le istituzioni a patto che si capisca la realtà delle curve, perché in questi anni abbiamo avuto politici che hanno parlato di sicurezza negli stadi senza averci mai messo piede e queste sono le conseguenze».

Il mondo dorato delle Curve

La Curva, quindi, secondo Diabolik è un mondo a se stante e la politica dovrebbe capire come funziona. Come se allo stadio – e questo si legge tra le righe delle sue parole – non si accedesse solamente per andare a vedere una partita di calcio. Questo lo sanno tutti, lo sappiamo tutti, ma la soluzione dell’amnistia non può essere il placebo a tutti i mali. Anzi. Ma il mircomondo della curva resta un oggetto dorato nella mente del capo ultras della Lazio: «Noi ultras vorremmo essere giudicati e, se colpevoli, condannati da un giudice dopo un processo, non ha senso un provvedimento di daspo emesso dalla polizia: non è giusto in uno Stato garantista come dovrebbe essere quello italiano. Siamo assolutamente favorevoli al ripristino del treno per i tifosi ma a prezzi ragionevoli perché si rischia di pagare 70 euro un biglietto di sola andata per Milano. C’è differenza tra l’andare a Milano a fare il turista o per andare a vedere la partita».

(foto di copertina: ANSA/CLAUDIO ONORATI)

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