Ascoli, barista di un locale in centro denunciato. Aveva detto: «Sono nazista, i gay non devono entrare»

07/01/2019 di Redazione

Ancora cronache omofobe e di estremismo di destra. Questa volta, arrivano da Ascoli Piceno. A raccontare un grave episodio che si sarebbe verificato poco dopo la mezzanotte del 4 gennaio scorso è Raniero Bertoni, un uomo di 54 anni residente nella cittdina marchigiana. Quest’ultimo ha denunciato il barista di un locale in centro, il Delle Caldaie in piazza Cantalamessa, che si sarebbe definito «nazista» e che avrebbe pronunciato la frase «non voglio gay nel mio locale». In più, il barista avrebbe rincarato la dose, affermando: «Ora, se vuoi denunciarmi ti do il modo di farlo».

Aggressione Ascoli, la denuncia di Raniero Bertoni

L’uomo ha presentato una denuncia del fatto alla Questura di Ascoli Piceno esattamente nella tarda mattinata del 5 gennaio. Stando a quanto emerge dal documento, che sta circolando sui social network, la discussione tra i due si sarebbe verificata intorno all’una di notte, mentre Raniero Bertoni stava sorseggiando un calice di vino all’esterno del locale.

Il barista, secondo quanto riportato nella denuncia, sarebbe a conoscenza dell’orientamento sessuale della vittima dell’aggressione e, mentre quest’ultimo stava pagando, lo avrebbe apostrofato con le dichiarazioni e le offese descritte in precedenza. Secondo Bertoni, il barista si sarebbe anche «avvicinato davanti al bancone con le mani alzate, nel chiaro tentativo di colpire». Successivamente, sarebbe intervenuta anche una pattuglia della Polizia di Stato.

La ricostruzione dell’accaduto nel Bar delle Caldaie ad Ascoli

Raniero Bertoni è un bibliotecario comunale che ha riferito di essere stato già raggiunto da insulti omofobi, anche nei pressi dello stesso bar. In modo particolare, come lo stesso Bertoni ha raccontato a Giornalettismo, si fa riferimento a un episodio verificatosi lo scorso 13 ottobre: l’uomo si era lamentato di un altro cliente che si era dichiarato infastidito dal suo essere gay. Probabile che ci sia un collegamento con la successiva aggressione subita.

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